I Fasci Siciliani dei Lavoratori furono un movimento di massa popolare che si sviluppò in Sicilia dal 1891 al 1894. Tra gli obiettivi dei rivoltosi vi era l’abbattimento dei dazi che opprimevano le classi meno abbienti. Le richieste erano normalmente indirizzate ai Comuni, ma quasi tutti i consigli municipali erano costituiti dalla stessa borghesia che deteneva le terre. Il rifiuto di soddisfare le richieste popolari indusse quindi la gente a organizzarsi per la rivolta.
Il movimento di agitazione ebbe un sanguinoso epilogo a Gibellina dove, la mattina del 2 gennaio 1894, una folla inferocita chiedeva a viva voce, le dimissioni del Sindaco e della Giunta. A tali pressanti richieste la forza pubblica fece fuoco sulla folla, uccidendo ben tredici persone e ferendone altre trenta.
Il 3 gennaio 1894 il Ministro siciliano Francesco Crispi, per porre fine all’agitazione popolare, proclamò lo stato d’assedio dando pieni poteri al generale Morra di Lavriano che procedette a numerosi arresti e perquisizioni, specialmente nelle campagne.
Nei mesi successivi al massacro di Gibellina si costituì il “Comitato di Soccorso per le Famiglie delle Vittime del 2 gennaio 1894” con l’evidente scopo di raccogliere dei fondi da destinare alle famiglie che, magari morto il capofamiglia, erano rimaste senza sostentamento. Il piego qui presentato è un ciclostile, con tanto di Scheda di Sottoscrizione, che il Comitato di Gibellina inviò probabilmente a tappeto a tutti i comuni d’Italia. Il bollo in partenza da Gibellina è del 9 marzo 1894.
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