Jack Nicholson avrebbe suonato ugualmente alla porta di Jessica Lange se sulla missiva ci fosse stato il CAP?
Scherzi a parte, e ritenendo che Nicholson avrebbe suonato ugualmente (eheheh!), a che serve il CAP?
Il Codice Avviamento Postale è stato concepito, come dice la stessa sigla, per “avviare” più celermente la corrispondenza a destinazione. Smistando a monte le lettere per città o zone della stessa città, si sarebbe meccanizzata e quindi velocizzata la consegna.
Il CAP in Italia è stato introdotto l’1 luglio 1967. E’ costituito da 5 cifre (in altri paesi del mondo può essere diverso, con più o meno numeri, anche con lettere).
Il primo numero corrisponde alla regione (alcune regioni sono insieme, es.: Marche e Abruzzo hanno il 6); il secondo numero corrisponde alla provincia; i tre numeri finali al comune, assegnando d’ufficio il numero 100 al capoluogo di provincia. Quest’ultimo, se sufficientemente grande, è a sua volta suddiviso in zone, per cui il 100 non esiste mentre esisterà il 101, 102, 103, etc.
Prima di allora, quando l’utenza era ridotta (nell’800, o prima ancora, mica tutti ricevevano o inviavano corrispondenza… scrivere era “cosa” di pochi e per pochi), non era necessario alcun CAP, nei casi di persone note nemmeno l’indirizzo.
Quando l’utenza iniziò ad aumentare, ci si rese conto che sarebbe stato utile fare ordine, stabilire delle regole, e quindi si fecero alcuni esperimenti. Quello qui mostrato è uno di questi.
Una città grande come Roma, nel 1890, venne divisa in quadranti: Roma Centro, Nord, Est, Sud e Ovest.
La missiva qui presentata parte l’1 marzo 1890 alle 7 della sera (7S, nel bollo, significa questo) da Roma Nord. Lo si trova, oltre che sul bollo, anche manoscritto sotto l’intestazione commerciale della busta.
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