E’ il 23 dicembre 1923, antivigilia di Natale. Il clima delle feste appesantisce evidentemente la privazione della libertà che già normalmente si patisce quando si è in carcere.
Un detenuto, tale Pasquale Barba-Gaglione, “ospite” della cella 64 del blocco 1 del Carcere Giudiziario di Roma, scrive al Comandante cavaliere Moscatelli, indirizzando la sua missiva con un semplice “Qui”.
La posta interna in un carcere, ovviamente, non necessita di affrancatura, e per questo motivo non vi è traccia di francobollo.
La lettera è scritta in un Italiano perfetto. Il detenuto, infatti, in calce alla lettera si firma e aggiunge “correttore bozze tipografia“. Evidentemente, era l’attività che svolgeva all’interno del carcere.
La lettera è un appassionato e sincero augurio di buone feste al Comandante Moscatelli. Scrive (in merito ai suoi auguri):
“Li gradisca: essi partono dal cuore e non sono il prodotto della convenienza, perchè vero critico e giornalista, non ho mai falsato il vero e quando ho scritto o detto una qualche cosa è perchè l’ho sentita!“.
Come si può infine notare, la lettera è scritta su un modulo prestampato sul quale, sulla sinistra, vi sono tutte le norme e le limitazioni a cui veniva sottoposta la corrispondenza dei detenuti.
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