Nel 1882 l’armatore italiano Raffaele Rubattino “acquistò” la baia di Assab per farne un porto d’approdo per le proprie navi. Iniziava così di fatto la colonizzazione dell’Eritrea da parte dell’Italia, colonia che venne ufficialmente annessa all’Italia a partire dal 1890 (Regio Decreto n. 6592 dell’1 gennaio 1890), con capitale Massaua.
Il 15 dicembre 1898 (poi approvata dal Ministero degli Esteri il 10 marzo 1899, vedasi «Bullettino Ufficiale della Colonia Eritrea», IX, n. 3, 20 gennaio 1900) venne stipulata tra il governo coloniale e la Società A. Parazzoli & C. (che poco dopo cambiò nome in SOCIETA’ PERLIFERA ITALIANA) una concessione per l’esercizio della pesca e della coltivazione delle ostriche perlifere nel mare territoriale della Colonia Eritrea.
La convenzione, in esclusiva, al momento della stipula aveva una durata di 30 anni dietro compenso di un canone annuo di L. 30.000.
L’impresa non ebbe però felice esito tanto che pochi anni dopo il governatore coloniale Ferdinando Martini su “Il Diario Eritreo” asseriva in merito: “ll meglio che possano fare è un crocione sui denari buttati via: ripigliare le loro carabattole e abbandonare il Mar Rosso“.
In seguito la convenzione, per iniziativa dello stesso Martini, venne rescissa e la pesca della madreperla nelle acque territoriali eritree tornò ad essere regolata unicamente dal codice marittimo e dal relativo regolamento.
Quella qui mostrata è una raccomandata inviata dalla SOCIETA’ PERLIFERA ITALIANA in data 17 aprile 1904 da Massaua e destinata alla sede a Milano della stessa società.
Si fa notare l’uso del bollo MASSAUA-ERITREA (A), poco comune.
Fonte:
Alberto Aquarone, “Dopo Adua: Politica e Amministrazione Coloniale”, Ministero per i beni culturali e ambientali, Ufficio centrale per i beni archivistici, Roma 1989.
Riproduzione riservata.