Oggi un filmato viene realizzato con lo smartphone, viene pubblicato su Facebook, viene condiviso su YouTube, e immediatamente viene visto da centinaia di persone in tutto il mondo. Ma una volta non era così. Una volta si riprendeva con una cinepresa, il filmato veniva impresso su pellicola e solo successivamente, a casa, lo si poteva proiettare, e solo per i pochi presenti.
La pellicola che andava per la maggiore era stata introdotta dalla Kodak nel 1932 e porta il nome della larghezza dei fotogrammi, 8 millimetri.
Ma chi ha usato anche solo una volta un proiettore per pellicole 8mm sa benissimo quali e quante complicazioni potevano accadere. La bobina poteva uscire fuori dai binari, si poteva rompere (e quindi occorreva incollarla con un’apposita macchinetta termica), poteva degradare di qualità, etc.
In tutti questi casi, o si faceva da sé, o si spediva la pellicola in laboratorio.
Nell’esempio qui mostrato, un signore belga spedì la pellicola a un laboratorio a Sevran, in Francia. E una volta trattata, la pellicola venne restituita al proprietario. Alla dogana venne dichiarato che il contenuto del pacchetto era un film che veniva restituito dopo il trattamento, e quindi che si trattava di un oggetto senza valore commerciale.
Per la cronaca, ho provato a scansionare uno dei fotogrammi della pellicola. Si intravede un paesaggio portuale con battelli e navi ancorate al molo. Ovviamente, non riesco a riconoscere i luoghi, sarà una cittadina portuale belga sul Mare del Nord, ma è comunque affascinante l’ambientazione che anche un solo fotogramma riesce a dare.
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