Lo abbiamo detto più volte: un tempo non vi erano Internet, cellulari, SMS e Whatsapp. Un tempo si comunicava grazie alla posta, quando ci si poteva dare appuntamento in giornata spedendo una cartolina o quando si comunicavano notizie importanti e urgenti tramite i telegrammi.
E’ quanto ho voluto mostrare oggi: un telegramma del 1942.
Siamo ad Arsia, città mineraria dell’Istria ideata e costruita per i minatori che estraevano il carbone dalle miniere della società carbonifera “Arsa”.
Queste miniere di carbone, note e sfruttate sin dal ‘400 dalla Serenissima Repubblica di Venezia, vennero dapprima amministrate dall’Austria-Ungheria, e poi (al termine della Prima Guerra Mondiale, quando i territori istriani ripassarono sotto il controllo italiano) dal Regno d’Italia. Sotto il regime fascista conobbero un importante impulso, grazie anche alle sovvenzioni statali e, tra le altre cose, alla realizzazione nel 1937 dell’abitato di Arsia ricadente nell’allora provincia di Pola.
Era un insediamento per 3.000 minatori, progettato dall’architetto Gustavo Pulitzer Finali. Nella piazza cittadina venne costruita un’imponente chiesa dedicata a Santa Barbara (protettrice dei minatori). L’abitato era fornito di tutte le strutture necessarie, un ufficio postale, e persino una piscina olimpionica all’aperto.
Aperto prima come “CARPANO”, poi come “ARSIA”, assunse il ruolo di Ufficio Postale di Prima Classe nel 1938. Ed è dopo tale data che presso questo ufficio venne recapitato il telegramma in questione, da inoltrare immediatamente al minatore Silvio Giannelli, abitante nella Camera 26 della Casa E2:
“LUNEDI’ PROSSIMO OPERANO TUA MOGLIE PROCURA VENIRE SUBITO”
“PIETRO GIANNELLI”
Fino alla frazione Basati di Seravezza (Lucca) era un bel viaggio da Arsia, circa 600 km. Ma il 18 marzo 1942 è un mercoledì, Silvio ha 5 giorni di tempo per organizzare il viaggio. E ci piace pensare che sia riuscito ad arrivare in tempo…
Riproduzione riservata.