Questa storia ha un colpo di scena finale, ma prima di arrivarci cerchiamo di inquadrare la situazione.
Siamo al 20 settembre 1945.
Nello scenario globale, la Seconda Guerra Mondiale è da pochissimo terminata con la resa del Giappone il 2 settembre. In Europa la Germania aveva firmato la resa l’8 maggio, ma in Sicilia i giochi erano fatti già da tempo, già da quel fatidico 9 luglio 1943 quando gli Alleati sbarcarono proprio in terra sicula, fatti che portarono come noto alla firma dell’armistizio l’8 settembre 1943.
La posta di quel periodo è, ovviamente, caratterizzata da quel contesto denso di ansie, timori e preoccupazioni che la guerra inevitabilmente porta con sé.
Con quello stato d’animo vanno quindi lette le missive del periodo, e la cartolina che presento oggi non è da meno.
Scrive una nipote alla zia, da Siracusa a Sortino, comune sempre del Siracusano. Ecco il testo.
«Cara zia Stella,
Con lo zio Nitto per mancanza di tempo la mamma non poté risponderti su quello che tu domandavi per saperti regolare, dicevi; potrà bastare per altri quindici giorni. Con massima sua umiliazione e rabbia non può dirti nulla ancora riguardo i ceci. Lo zio Nitto, essendo presente, ti avrà detto come Villarditi non ha saputo dire niente e alla raccomandazione che gli ha fatto la mamma di fare rispondere a proposito, non abbiamo ricevuto nessuna risposta. In pari data abbiamo scritto una cartolina per avere una risposta. Vediamo se risponderanno. Non appena avremo qualche notizia ti avvertiremo. Inoltre col carrettiere manderemo la lana che farai filare grossa come quella giacca della figlia di Rosina Cartelli, e che a mamma era piaciuta immensamente. Ne farai filare poco più bastevole per una giacca, a tal scopo peserai quella giacca, il resto la farai filare al solito. La cappella è pronta, intanto occorre una tovaglietta per ricoprire l’altare. Può farla Vincenzina; oppure la faremo fare qui? Nel caso che vorrà farla il disegno lo ha oppure bisogna mandarlo da qui? Cosa dici tu? Cosa fa Gianni? Noi tutti beni, voi come state? Finisco, baci a tutti
Maria»
Letto tutto d’un fiato, il testo non è interamente comprensibile in quanto sottintende cose e fatti di cui solo il mittente e il destinatario sono a conoscenza, non noi che leggiamo.
Tant’è che, in prima battuta, ho pensato che ci fosse un codice tra zia e nipote (a quei tempi, per aggirare la censura, non era raro che si adottassero cifrari, stratagemmi o messaggi in codice).
Nel frattempo che scrivevo queste note, ho provato a cercare in rete se riuscivo a saperne qualcosa di più, magari rintracciando i discendenti della Signora Maria.
Ho quindi trovato che a Siracusa, in via Piave, tuttora esiste la Farmacia Paravizzini, storica farmacia della Borgata Santa Lucia.
Ho quindi scritto alla pagina Facebook della Farmacia. Mi ha risposto il nipote della Signora Maria, il Signor Carlo (che ringrazio).
Ed ecco il colpo di scena: la Signora Maria Paravizzini è tuttora in vita!
Vive a Reggio Calabria, ha 90 anni, è più che vigile, ha un profilo Facebook (!!), e dopo uno scambio di messaggi su Messenger (!!) ci siamo sentiti per telefono.
Durante l’emozionante telefonata mi ha raccontato fatti e dettagli che chiariscono il testo della cartolina (e che ho il permesso di riportare).
All’epoca della cartolina lei aveva 15 anni.
Zia Stella e la famiglia della zia, possidenti terrieri e quindi benestanti, aiutavano in tempo di guerra la famiglia della Signora Maria inviando beni di prima necessità (i ceci citati nella cartolina, o il pane – per questo motivo Maria scrive alla zia che “potrà bastare per altri 15 giorni“, si riferiva al pane).
E per l’invio di questi beni si utilizzava proprio il carrettiere con cui Maria inviò alla zia la lana da far filare.
Sulla cappella, invece, preferisco non raccontare nulla, per rispetto al dolore del lutto che ancora oggi fa incrinare la voce della Signora Maria.
La Signora Maria è stata felice di questo ritrovamento, non avrebbe mai immaginato che 75 anni dopo questa cartolina sarebbe affiorata dal passato.
E, devo dire, anche io mi sono emozionato molto di questo incontro, seppur telefonico: attraverso Sfizi.Di.Posta cerco di valorizzare i vecchi documenti postali, raccontare le storie, e rendere onore ai protagonisti di queste storie. Vedere materializzarsi tutto ciò attraverso la Signora Maria mi ha dato una gioia immensa. Confesso di aver avuto la pelle d’oca.
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