FURBETTI DEL CARTELLINO NEL 1930!

FURBETTI DEL CARTELLINO NEL 1930!

Ogni tanto, tra le notizie del telegiornale sentiamo di quel dipendente comunale che si è assentato per fare la spesa ma ufficialmente risultava al lavoro perché l’amico-collega aveva timbrato il cartellino per lui.
Ne abbiamo sentite talmente tante di queste storie che non ci facciamo nemmeno tanto più caso.

Eppure c’era un tempo in cui queste cose non erano tollerate.
Fin dall’Unità d’Italia, la pubblica amministrazione comminava sanzioni, regolamentate con apposite norme, contro le infrazioni commesse dai dipendenti pubblici.
Un’applicazione molto severa di tali norme era propria dell’Amministrazione delle Poste e Telegrafi che possedeva un regime sanzionatorio anche per le più piccole infrazioni.

Su un apposito modulo, il “Modello 162” (che gli storico-postali chiamano comunemente “ammenda al personale”), modificato nel tempo, al dipendente scorretto veniva notificata l’infrazione e la relativa sanzione.
Il dipendente, quindi, doveva recarsi presso la Cassa generale, acquistare dei francobolli, applicarli sull’ammenda, e quindi farli timbrare.
In tal modo, l’acquisto dei francobolli, venduti dalla stessa amministrazione, rappresentava il pagamento della sanzione.

Il pezzo che mostro oggi è un’ammenda comminata a tale Siliato (mi sembra di leggere…) Vincenzo, notificata a dicembre 1930, con una sanzione di 1 Lira, e con la motivazione: “Fumava in servizio“.

La motivazione per cui il sig. Vincenzo venne multato è davvero singolare, se vista con gli occhi odierni. Quanti dipendenti pubblici fumano al lavoro, sebbene non dovrebbero farlo, e nessuno dice loro niente?
Beh, nel 1930 non era così. Nel 1930 non lo potevi fare, e se lo facevi pagavi una multa.
Punto.

E difatti il sig. Vincenzo la multa la pagò. E’ del 22 gennaio 1931 il bollo dell’ufficio di Napoli ad annullare i due francobolli da 50 centesimi applicati sull’ammenda per pagare la sanzione.

Fuma, fuma, che ti fa bene!

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