La pandemia ci ha tolto tanto, in termini di vite umane, e continua a limitare le nostre libertà.
Inevitabilmente, alcuni settori sono stati colpiti più degli altri. Tra questi, il cinema, la musica, il turismo. E il teatro.
Eppure, questa forma artistica di espressione è alla base della nostra cultura, sin da tempi antichi in cui greci e romani costruirono teatri in tutto il mondo allora conosciuto.
Di questo parliamo oggi con una cartolina spedita da Prato a Siena il 13 settembre 1942.
Destinatario è un regista del Teatro dei Rozzi.
Ovviamente, non era necessario indicare la via, il portalettere sapeva benissimo dov’è ubicato il teatro.
Il teatro deve il suo nome alla “Congrega dei Rozzi”, un’istituzione culturale fondata a Siena nel lontano 1531, poi trasformata in Accademia nel 1690.
Nel 1807 l’Accademia, fino a quel momento ospitata in locali granducali, decise di avere un posto tutto suo, e nel 1817 inaugurò il teatro.
A questo indirizzo:
http://www.accademiadeirozzi.it/teatro/
si trovano ulteriori informazioni per chi volesse approfondire l’argomento.
Ma veniamo al testo della cartolina.
«Prato 13.9.42-XX
Carissimo Vladi,
Venerdì fui a Viareggio dove preparai tutta la spedizione del materiale. Spero di aver contentato De Tiura il quale mi ringraziò e mi propose la Boheme di Carrara.
Io il 22 e 23 sono a Montevarchi per lo Chenier. Hanno anticipato le date per avere la migliore orchestra e il miglior coro.
Da Livorno non ho avuto nessuna comunicazione, ma in ogni modo non potrei accettare perché a Montevarchi dovrò essere il 19, al massimo il 20, avendo la prova generale il giorno 21.
Ti rammento di Bari e di qualche altro affare se ti capita propormi.
Saluti e a presto vederci. Tuo aff. amico,
Selvi Mario»
Chi era il mittente, Mario Selvi (salvo altre interpretazioni del corsivo)?
Di lui non sono riuscito a trovare alcuna informazione. Forse un impresario, o forse un tenore o un baritono.
Propendo tuttavia per la prima ipotesi: se fosse stato una voce importante (e dal testo sembrerebbe di sì), dovrebbe essere noto. Meno noto, invece, sarà sicuramente un impresario, per quanto fondamentale come figura.
Un paio di indicazioni ulteriori per la comprensione del testo per chi non è aduso di teatro e lirica.
“La Bohème” di Giacomo Puccini non ha bisogno certo di presentazioni. A Carrara (sempre che abbia interpretato correttamente il corsivo) vi è uno storico teatro, inaugurato nel 1840, il Teatro Animosi. Nulla stupirebbe, quindi, se questa famosissima opera lirica fosse in programma all’Animosi nel 1942.
Lo “Chenier” citato altro non è che “Andrea Chénier”, un’opera lirica in quattro quadri di Umberto Giordano, dramma storico ambientato durante la rivoluzione francese e ispirato alla vita del poeta André Chénier.
Sarà un caso, ma le due opere liriche citate sono legate da un piccolo particolare: entrambe si basano su un libretto di Luigi Illica (ne “La Bohème” insieme a Giuseppe Giacosa).
In ultimo, ma non per ultimo, chi è il destinatario della cartolina?
Vladimiro Cecchi, regista.
Vladi, per gli amici.
Wladimiro (o Vladimiro) Cecchi (1894-1979), regista e scenografo teatrale, lavorò soprattutto per il teatro del Giglio a Lucca, ma calcò i pavimenti anche di altri teatri: La Fenice di Venezia, il Comunale di Piacenza, il Verdi di Pisa e Ferrara, il Regio di Parma, il Metastasio di Prato, il Coccia di Novara, il Goldoni di Livorno, Dei Rinnovati e Dei Rozzi di Siena, il Valle di Roma, il Rossini di Pesaro, La Scala di Milano.
Insomma, praticamente tutti i più importanti…
Fece anche una piccola puntatina al cinema, e che ‘puntatina’.
Fu infatti aiuto regista di Roberto Rossellini in “Viaggio in Italia”, del 1953, con Ingrid Bergman e George Sanders. Forse non tra i più noti di Rossellini, ma sicuramente da vedere per il suo carattere intimista.
All’Archivio di Stato di Lucca è conservato un fondo di 31 buste, dal 1923 al 1973, che venne donato dallo stesso Vladimiro Cecchi nel 1976, e che conserva la documentazione utilizzata e prodotta dal regista per lo svolgimento della sua professione: libretti, manifesti, appunti, fotografie, disegni per le scenografie, liste degli attori, comparse, ballerini e coristi, elenchi degli attrezzi di scena, distinte e ricevute dei costumi, ritagli di giornale, poca corrispondenza personale e verso direttori di alcuni teatri.
Poca corrispondenza.
A cui, tuttavia, va idealmente aggiunta la cartolina che abbiamo visto oggi.
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