E’ il 13 febbraio 1942, è un venerdì.
Dall’altra parte del globo imperversa la Guerra del Pacifico, e proprio quel giorno i Giapponesi invadono Sumatra.
In Italia, in città, quale non si sa (ma di questo parleremo più avanti), la vita scorre tranquilla. O, almeno, così pare visto che, comunque, siamo nel bel mezzo della Seconda guerra mondiale.
Una donna scrive una lettera a un uomo, il Dott. Antonio che lei chiama Tonio.
Leggiamo:
«Caro Tonio,
la colomba è venuta a salutare il bimbo che ha tanto raffreddore e ad augurargli di guarire presto presto, perché… Spero veramente tu non sia in collera con me, non ne saprei proprio la ragione, ma tu sai ogni tanto come succede ecc…
Sono sicura che non ti sei più dato, se te la sei mai data, la crema alle labbra e ti si saranno tutte sciupate. Provvedi.
Ora però non voglio rimproverarti per qualcosa, perché altrimenti tu penserai ch’io sia una vecchia suocera o una zitellona quarantacinquenne (non ti piacciono vero?), e ti do un bel bacione grosso grosso sulla famosa guancia e ti chiedo perdono di tutte le cose cattive che ho fatto e che ti ho detto. Ho scontato tutto? Ti ho anche baciato!!! Cosa devo fare?! Ma proprio niente! Sei tu ora che devi far qualcosa.
Il piccolo fenomeno ancora ti augura di guarire in fretta e ti saluta con molta simpatia.»
Non è firmata, non sappiamo come si chiami il mittente. Per comodità, diamole un nome, chiamiamola Franca.
La calligrafia decisa e i concetti espressi lasciano pensare a una donna che sapeva assolutamente il fatto suo. Tratta il dottore come un “bimbo” che sicuramente non ha svolto il compitino, quello di mettere la crema alle labbra. Il perentorio “Provvedi” sembra confermare quanto appena detto.
Appare inoltre chiaro che Franca, quella “colomba“, quel “fenomeno“, deve avergliene combinate di cotte e di crude. Eppure, dando per scontato il perdono (perché lo ha baciato!), rigira la frittata e mette nelle condizioni il dottore a dover far qualcosa. Un colpo da maestro!
E infine la chicca: è vero o non è vero, caro il mio dottorino, che non ti piacciono le zitellone quarantacinquenni?
La sottolineatura dell’età è tuttavia indicativa e non casuale: evidentemente, nella sfera vitale del dottore c’era una quarantacinquenne che Franca vedeva come una minaccia.
E il punto interrogativo alla domanda “Non ti piacciono, vero?” alto due volte il testo, quasi a suggerire la risposta, non lascia adito a dubbi: Franca era gelosa di Tonio.
Infine, una nota postale che però spiega anche alcune cose di questa missiva.
Come è possibile osservare, la busta è affrancata con un francobollo particolare che, in realtà, non è un francobollo ma una marca per recapito autorizzato.
Tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900 grande sviluppo e diffusione ebbero, soprattutto nelle grandi città, agenzie private che consegnavano con mezzi propri la corrispondenza per espresso (in quanto non rientrante nella privativa postale).
Nel 1913, visto ormai il grande proliferare di tali agenzie, il servizio del recapito privato venne regolamentato dalla Legge n.503 dell’11 maggio 1913: le agenzie poterono continuare a svolgere tale servizio solo se autorizzate dalle Regie Poste e pagando un canone annuo.
Quindi, con il Regio Decreto n.1055 del 6 maggio 1928, tale canone venne sostituito dall’applicazione di apposite marche “rappresentanti il corrispettivo unitario dovuto all’Amministrazione delle poste e dei telegrafi“.
Ed è questo il caso appunto della nostra missiva. Non sappiamo in quale città ci troviamo, ma probabilmente è una grande città; non si riesce a leggere bene il bollo che ha annullato la marca, eccetto la parola “FATTORINI ESPRESSI”.
Osservando tuttavia altra corrispondenza dell’epoca, questo bollo sembra essere in uso solo a Bologna.
E, infatti, a Bologna esiste una via Malpertuso, indirizzo del nostro dottor Tonio.
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