Milioni di giovani e meno giovani hanno da sempre sognato di diventare una star del cinema. Fama, popolarità, soldi facili e veloci: argomenti validi e solidi che non possono non attrarre l’imberbe giovinetta o giovinetto.
Ma non è sempre tutto rose e fiori. Anzi.
Intanto per via della gavetta, spesso lunghissima, cui l’aspirante star si sottopone per poi, magari, arrivare a una particina di un film di serie B.
E quando invece si arriva anche più in alto, per la vita che spesso conducono le grandi star del cinema: certamente acclamate, certamente invidiate, ma spesso sole o circondate da amicizie interessate.
Chissà quindi con quale spirito questo anonimo mittente di Terracina avrà scritto il 19 settembre 1947 alla Claudia Film, casa di produzioni cinematografiche poco conosciuta e con sede a Roma in via Sannio 27.
Il testo della missiva è mancante, ma in realtà ci sono sufficienti le informazioni riportate sul fronte della busta per saperne di più.
Il mittente scrive infatti: «Cenerentola “Claudia Film”».
Cosa avrà voluto dire?
La risposta ce la fornisce il numero 18-19 di “Anteprima“, del settembre 1947, esattamente lo stesso mese e anno della nostra missiva.
In questa rivista di presentazioni cinematografiche, a pag. 2, troviamo un trafiletto che recita:
«CONCORSO CENERENTOLA
bandito dalla Casa di produzione cinematografica
CLAUDIA FILM
per la ricerca di nuovi tipi per attori e attrici giovani, 28 ragazze e 6 giovanotti, per la realizzazione del film
CENERENTOLA
Le previste informazioni per il nostro Concorso le avrete subito inviando il vostro indirizzo e L.15 in francobolli alla
ORGANIZZAZIONE CENERENTOLA – CLAUDIA FILM
Via Sannio n.27 – ROMA (Appio)».
Ecco spiegato il motivo della lettera.
Chiunque fosse l’anonimo mittente di Terracina, desiderava maggiori informazioni sul casting che la Claudia Film avrebbe effettuato per le riprese del film Cenerentola.
E che ne fu poi di questo film?
Sui più noti dizionari del cinema che ho consultato, il Mereghetti, il Farinotti e il Morandini, non ve ne è traccia.
Evidentemente, non se ne fece più nulla.
Sulla Claudia Film non ho molto da dire, davvero poco è quello che si riesce a sapere di questa casa di produzioni cinematografiche che non dovrebbe aver avuto lunga vita.
Ho tuttavia rinvenuto un carteggio di un archivio digitalizzato del MiBACT – Direzione Generale Cinema relativo alla domanda di revisione inoltrata al Ministero della Cultura Popolare, Direzione Generale per la Cinematografia, da Alessandro Tonegato, legale rappresentante della Claudia Film e residente nella sede legale della ditta, in via Sannio 27 a Roma.
La domanda, datata 7 settembre 1945, riguarda il divieto di circolazione imposto alla pellicola “Ferrara Ducale“, un cortometraggio (il cui regista era lo stesso Tonegato) che venne bloccato dalla censura in quanto cortometraggio.
Tale divieto era imposto dal P.W.B., acronimo per Psychological Warfare Branch, una commissione di censura alleata con sede (temporanea) in via Santa Susanna 17 a Roma che in proposito così sentenziò: «…esiste fra le Direttive del P.W.B. una espressa dichiarazione che i corti-metraggi non possono per ora circolare.»
In realtà, nello stesso incartamento si scopre in un documento finale quale fosse il reale motivo della censura. In un pizzino manoscritto su carta intestata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e non firmato si legge:
«Trattasi di un documentario assai prolisso e di mediocre interesse, realizzato alcuni anni or sono. E’ necessario togliere le inquadrature iniziali, nelle quali agiscono due elementi della milizia fascista della strada. Per il resto, il documentario può essere autorizzato a circolare.»
Un’ultima nota la merita infine il bollo postale.
Come il lettore attento si sarà già accorto, sul bollo postale Terracina figura in provincia di Littoria.
Ma “Littoria” ancora nel 1947?
Littoria fu una città edificata a valle della bonifica dell’Agro Pontino, una cosiddetta “città di fondazione”, inaugurata il 18 dicembre 1932 dal Duce in persona.
Forte, fortissimo, era pertanto il legame dei suoi abitanti con il regime fascista.
Quando il fascismo cadde e la guerra si concluse, su richiesta del commissario prefettizio e con il parere favorevole della Deputazione provinciale, il nome della città venne modificato in Latina. Tale variazione venne registrata con il Decreto luogotenenziale del 9 aprile 1945, n. 270 (Gazzetta Ufficiale Serie Generale n.68 del 7 giugno 1945).
E’ verosimile pensare, come accadde nel resto d’Italia, che nel giro di qualche mese gli uffici postali di Latina e dei comuni della provincia vennero dotati dei nuovi timbri, con la provincia aggiornata.
Eppure, per anni si continuarono a utilizzare i timbri con la provincia Littoria.
Tra i miei documenti posso testimoniare (come data massima che ho rinvenuto) un bollo di Sezze in provincia di Littoria datato 2 novembre 1950, cinque anni e mezzo dopo il cambio del toponimo.
Motivo?
Nostalgia del Ventennio?
Può darsi, ma sicuramente ciò non è demagogia ma è realtà, è davvero accaduto e sono i documenti a testimoniarlo.
Alla luce di tutto ciò, non stupisce, quindi, questo “Terracina – Littoria” del 1947 che, in un primo momento, farebbe invece balzare dalla sedia.
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