Cosa fu il colonialismo italiano tra la fine del XIX secolo e la fine della Seconda guerra mondiale credo sia noto a tutti.
Il regime fascista cercò di espandere il più possibile i possedimenti, con l’idea di creare un Impero Italiano che ricordasse il Sacro romano impero, ma fu un tentativo velleitario.
Nell’aprile del 1936, data di spedizione della cartolina che vedremo oggi, era in corso la Guerra d’Etiopia (o Abissinia) che si concluderà il 5 maggio successivo con la vittoria dell’Italia e l’annessione dell’Etiopia all’Eritrea (colonia italiana dal 1882) e alla Somalia per dare vita all’Africa Orientale Italiana.
Non stupisce, quindi, la presenza di un francobollo di 35 centesimi di Lira con dicitura “Colonie Italiane – Eritrea” stampato dall’Istituto Poligrafico di Stato – Officina Carte Valori di Roma, e che la cartolina che ritrae una bellissima donna abissina con il proprio figlio in fascia sia stata stampata a Milano e riporti diciture in Italiano.
La cartolina reca il bollo postale di partenza di Nefasit, in Eritrea.
Nefasit era una piccola ma importante città in quanto stazione ferroviaria lungo la tratta Massaua-Asmara, l’importante collegamento su rotaie realizzato tra il 1901 e il 1911. La stazione di Nefasit, e la tratta proveniente da Ghinda, venne inaugurata il 16 marzo 1910.
Sin qua, nulla di eclatante.
Quel che invece merita lo ‘sfizio’ di oggi è, come spesso accade, il contenuto del messaggio veicolato dal mezzo postale.
Andiamo a leggere che scrive il mittente, tra fronte e retro della cartolina.
«Preg.mo Sig. Preside, le annunzio che le ho spedito dalla Asmara il varano Varanus niloticus che è contenuto in una cassetta di legno. Esso è stato già imbalsamato da me ed è già stato preparato, occorre solo che la gentile mia collega di Scienze lo tolga adagio adagio dalla scatola e ne spalmi la coda e le gambe con una miscela di olio di oliva gr.20 e fenolo gr.1 a scopo antisettico e di migliore futura conservazione giacché il varano, ripeto, è già imbalsamato e ben secco. Vorrà scusarmi se il lavoro che ho fatto non è molto estetico; ma il varano è venuto magnifico e ho fatto quello che potevo fare. Credo modestamente che lei sarà contento di questo esemplare dei sauri eritrei piuttosto raro in Colonia. Può metterlo dopo unto con olio e fenolo nella vetrina del coccodrillo. La coda è stata un po’ rovinata dalle formiche. La prego di scusare la mia chiacchierata e di ossequiarmi tanto tutti i Colleghi. Ossequi, Dev.mo, Pietro Bonaventura.»
Un varano imbalsamato!
E non un varano qualsiasi, ma un raro varano del Nilo!
Il varano del Nilo (Varanus niloticus Linnaeus, 1766) è una specie di sauri presente in Africa sub-sahariana e lungo il fiume Nilo.
La sua lunghezza media è di 50 cm, ma può raggiungere sino a 2.40 m di lunghezza e 15 kg di peso. Nel Nilo, i varani sono i più grandi rettili dopo i coccodrilli.
Il corpo è di base scuro con diverse macchie gialle disposte secondo linee trasversali.
Il destinatario della cartolina è il Cav. Prof. Alessandro Aspesi, Direttore dell’allora Regia Scuola Tecnica Commerciale di Santa Margherita Ligure.
La Regia Scuola Tecnica Commerciale di Santa Margherita Ligure, fondata nel 1900 con il contributo della “Società Margheritese Ligure” di Buenos Aires e diretta dall’educatore e storico Attilio Regolo Scarsella (1870-1954), era una sorta di scuola media, unica in città, che dal 1907 si dotò anche di un Museo di scienze naturali.
Evidentemente, proprio a questo museo era destinato il varano imbalsamato.
Del prof. Aspesi, che dovrebbe aver preso il posto del direttore Regolo Scarsella proprio in quegli anni, non ho invece trovato alcuna notizia.
Ma quale fosse il direttore in quel momento, per il varano non credo che abbia fatto tanta differenza.
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