Cos’è il PNALM?
E’ un acronimo, e sta per Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, un’area protetta di circa 50.000 ettari ricadente nelle provincie de L’Aquila, Frosinone e Isernia istituita ufficialmente con Regio decreto-legge 11 gennaio 1923, n. 257 (Gazzetta Ufficiale n.44 del 22.2.1923), convertito in Legge 12 luglio 1923, n. 1511 (Gazzetta Ufficiale n.173 del 24.7.1923).
Lo scopo primario (come riportato all’Art.1 del succitato Decreto) è quello di «tutelare e migliorare la fauna e la flora e di conservare le speciali formazioni geologiche, nonché la bellezza del paesaggio».
E per chi, come me, piace andare in giro per sentieri di montagna può comprendere quanto questi tre elementi, fauna, flora e geologia, siano strettamente connessi in una sorta di cerchio magico che risponde al nome di Natura.
In Italia, il primo parco ad essere istituito fu nel 1922 quello del Gran Paradiso, e un anno dopo, come detto, il Parco Nazionale d’Abruzzo, come originariamente venne chiamato.
Soltanto di recente, nel 2001, il Parco Nazionale d’Abruzzo divenne PNALM, anche di “Lazio e Molise”. La modifica di denominazione venne indicata all’Art.8, comma 6, della Legge 23 marzo 2001, n. 93 (Gazzetta Ufficiale n.79 del 4.4.2001)
Ma come nacque l’idea del Parco Nazionale d’Abruzzo?
Il rilevante isolamento dell’alta Val di Sangro ha creato, nel tempo e in quei luoghi, una concentrazione di specie appenniniche, spesso endemiche, e un’importante varietà di habitat, tali da richiedere una specifica salvaguardia.
Ciò fu fortemente chiaro al naturalista locale (era nato ad Alvito, Frosinone) Erminio Sipari, all’associazione naturalistica federata Pro Montibus et Sylvis di Bologna guidata dallo zoologo Alessandro Ghigi, e al botanico Pietro Romualdo Pirotta.
Un primo piano di tutela ambientale (che tuttavia fallì per gli elevati costi) venne presentato già nel 1917 dalla Pro Montibus. Era previsto un grande parco, esteso 173.000 ettari, dall’ex alveo del Fucino e la conca Peligna fino a Castel di Sangro, e dal fiume Liri e dalla valle di Comino alle pendici della Maiella.
Il 2 ottobre 1921 la federazione Pro Montibus con Ghigi e Pirotta avviò la gestione protetta di circa 500 ettari di terra tra le località della Val Fondillo e della Camosciara, presa in affitto dal comune di Opi.
Il 25 novembre 1921, a Roma, venne ufficialmente costituito l’Ente Autonomo.
Il 9 settembre 1922, anche grazie all’azione parlamentare di Erminio Sipari, il parco venne esteso a 12.000 ettari includendo i comuni di Opi, Bisegna, Civitella Alfedena, Gioia de’ Marsi, Lecce dei Marsi, Pescasseroli e Villavallelonga.
L’11 gennaio 1923, come abbiamo visto, venne poi ufficialmente decretato.
Senza l’iniziativa privata, poi riconosciuta dallo Stato, non si sarebbe quindi mossa foglia (e nel Parco ce ne sono tante, di foglie!).
E’ per merito principalmente di Sipari, Pirotta e Ghigi se oggi quelle aree sono protette da giuste regole di salvaguardia.
Ed è quindi adesso, dopo questa lunga premessa, che si inserisce il documento postale che voglio mostrarvi oggi.
Si tratta di una busta (la lettera all’interno è assente) inviata da Napoli a Bologna ove arrivò l’8 febbraio 1910 (il bollo di partenza da Napoli è invece illeggibile).
Il mittente è l’Istituto Zoologico della Regia Università di Napoli; il destinatario è il Chiarissimo Prof. Alessandro Ghigi, a Bologna.
Esattamente quel Ghigi che tanto si diede da fare per il Parco.
Alessandro Ghigi nacque a Bologna il 9 febbraio 1875. Laureatosi in scienze naturali all’Università di Bologna, nel 1900 fu tra i fondatori della Società Emiliana Pro Montibus et Sylvis.
Nel 1902 ottenne la libera docenza in zoologia, e nel 1922 vinse la cattedra di zoologia a Bologna, dove diresse l’Istituto di zoologia.
Nel 1930 venne nominato Magnifico Rettore dell’Università di Bologna, incarico che mantenne fino al 1943.
Eletto deputato del Regno d’Italia, il 6 febbraio 1943 venne nominato senatore.
Il suo nome comparve tra gli scienziati italiani sostenitori delle leggi razziali fasciste.
Nel 1939 pubblicò infatti per Zanichelli il volume “Problemi biologici della razza e del meticciato” dove sosteneva “la superiorità della nostra stirpe” e accusava i meticci di essere “causa di regresso e disgregazione, una ferita nella evoluzione naturale“.
E qui mi fermo.
Tra due giorni esatti ricorreranno 100 anni da quel Regio decreto-legge 11 gennaio 1923 n. 257 che istituì il Parco, e grandi celebrazioni sono previste a Pescasseroli a cura dell’Ente Parco.
Per il centenario il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha previsto l’emissione di un francobollo, ma a quanto pare non sarà emesso l’11 gennaio, e non se ne conosce al momento altro dettaglio. Peccato: emettere un francobollo per il centenario, e non essere pronti per il centenario. Evito ogni commento.
Ma siamo anche a gennaio, mese della memoria, quando il 27 ricorrerà il Giorno della Memoria in ricordo delle vittime dell’Olocausto.
E beh, tolti i meriti dello scienziato, certo non possono non colpire i demeriti dell’uomo: in Ghigi, pronunciando le parole sopra riportate, quanto ha prevalso lo scienziato e quanto l’uomo?
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