RACCOLTA DEL RAME

RACCOLTA DEL RAME

Avete presente quando ogni tanto nelle strade italiane si scorgono cartelli a indicare che l’impianto elettrico di una rotatoria è realizzato con cavi d’alluminio anziché di rame?
Questo per scoraggiare atti di vandalismo finalizzati al furto del rame.

Il rame è un materiale oggetto molto spesso di furto. E’ sufficiente cercare su Google “furto rame” per ottenere decine e decine di notizie riguardanti il furto di rame, su tutto il territorio nazionale.

I furti avvengono in qualsiasi luogo e indipendentemente dal tipo di oggetto trafugato: binari del treno, vasi e fioriere nei cimiteri, grondaie, bobine, pannelli fotovoltaici, vasellame della cucina, corredi esterni, cavi elettrici.

La legge, non a caso, punisce (in base all’art.625 del Codice penale) con la reclusione da due a sei anni e con la multa da 927 a 1.500 euro chi ruba «componenti metalliche o altro materiale sottratto ad infrastrutture destinate all’erogazione di energia, di servizi di trasporto, di telecomunicazioni o di altri servizi pubblici e gestite da soggetti pubblici o da privati in regime di concessione pubblica».

Ma perché è così ricercato?
Il rame è un forte conduttore elettrico: non a caso, i cavi elettrici presenti nelle nostre case sono appunto costituiti da tanti sottili fili di rame. E in una società sempre più tecnologica, sempre più connessa, il rame è diventato sempre più un metallo fondamentale.

Ma non solo il rame è utile a scopi civili. L’oro rosso, come spesso il rame viene chiamato, è fondamentale anche per l’industria bellica, insieme ad altri metalli quali zinco o alluminio.

E così fu importante anche durante la Seconda guerra mondiale, tanto da indurre il regime a promulgare il Regio Decreto-Legge 13 dicembre 1939, n. 1805, “Norme per il censimento dei rottami o dei manufatti di rame non in opera e per la raccolta di essi” (Gazzetta Ufficiale n.290 del 15.12.1939).

Il decreto in questione si può sintetizzare nel suo articolo 1, che recita: «Chiunque detiene rottami o manufatti di rame non in opera in quantità superiore ai due chilogrammi è tenuto a denunciare al Comune la quantità eccedente, nel termine di giorni quindici dalla pubblicazione del presente decreto-legge.
Per manufatti non in opera s’intendono quelli non incorporati, alla data di pubblicazione del presente decreto-legge, in edifici, macchine ed impianti.»

Con la denuncia di cui sopra, i detentori sono considerati depositari dei rottami e dei manufatti denunciati. E detto deposito ha una durata illimitata, fintanto che il Comune non decida (mediante affissione di manifesti) quando avverrà la raccolta.

In funzione dell’andamento della guerra, e quindi della necessità di incamerare rame, il regime fascista si volle tenere con le spalle coperte, sicuro di possedere una riserva di rame sparsa sul territorio nazionale la cui detenzione e responsabilità veniva così demandata ai privati cittadini.

Ed ecco che nella storia che stiamo raccontando entra in gioco il documento postale di oggi.
Si tratta di una cartolina spedita il 5 febbraio 1941 da Padova per città. La cartolina è destinata a un privato cittadino, il Signor Romolo, ed è spedita a cura di Dante Caonero, ditta incaricata. Di cosa?
Appunto, della Raccolta del Rame.

Il Signor Romolo deve aver presentato denuncia di possedere oltre due kg di rame tra utensili e rottami, e adesso viene chiamato a consegnare detto rame il giorno dopo, presso un centro di raccolta rionale del Partito Nazionale Fascista.
E questo in osservanza al manifesto affisso dal Podestà in data 1 febbraio.

Osservate la richiesta in merito agli utensili: devono essere consegnati puliti, mica sporchi di sugo!
Inoltre, caro Sig. Romolo, lei è obbligato a consegnare il rame eccedente i 2 Kg, ma se vuole consegnare anche quei 2 kg a noi mica dispiace, eh!
Va inoltre osservato che la ditta incaricata della raccolta era autorizzata dall’ENDIROT.
Cos’era?

Endirot sta per Ente Distribuzione Rottami, e fu un ente creato appositamente per gestire la raccolta non soltanto del rame ma anche del ferro, dell’acciaio e della ghisa, tutti metalli di cui il regime voleva avere i magazzini pieni.
Se ne parla, per la prima volta, nel Regio Decreto-Legge 25 agosto 1940, n. 1315, “Disciplina della raccolta dei materiali metallici di recupero” (Gazzetta Ufficiale n.226 del 26.9.1940).

In conclusione viene da chiedersi: il rame delle pentole del Signor Romolo in quali fili metallici sarà finito?

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