Qualcuno avrà mai fatto il conto, o perlomeno stimato, di quante tonnellate di bombe siano cadute sul territorio italiano durante la Seconda guerra mondiale?
Temo di no, temo sia impossibile, ma una risposta sicuramente non errata è: tante, tantissime.
Però a tal proposito vi è un’ampia letteratura che invito a consultare.
Sintetizzando, si potrebbe dire che sul suolo italico, dall’11 giugno 1940 (primo bombardamento) ai primi di maggio del 1945, quasi tutte le città (grandi e piccole) subirono bombardamenti da parte delle RAF Bomber Command e VIII US Air Force dalle basi britanniche sino all’armistizio, e la XV US Air Force dalle basi nel sud Italia dal novembre 1943.
A Palermo i bombardamenti ebbero inizio già nel giugno 1940 quando il 23 del mese 15 aerei francesi partiti dalla Tunisia sganciarono bombe sulla città provocando 25 vittime civili (l’obiettivo era il porto, ma le bombe caddero in città).
I bombardamenti continuarono sempre con maggiore frequenza anche nel 1941 e 1942, ad opera della RAF, ma il 1943 vide una decisa escalation.
L’1 gennaio 1943 avvenne il primo, causando gravi danni nella zona portuale: 57 morti e 293 feriti.
Ugualmente pesante fu il bilancio del bombardamento del 3 febbraio: 16 morti e 46 feriti.
Ma il più terribile avvenne a mezzogiorno del 9 maggio: 3000 morti e 30.000 feriti a causa delle 4000 bombe (su un totale di 10.000 sganciate su Palermo durante tutto il conflitto) lanciate da ben 484 “Fortezze Volanti”.
In base a quanto riportato, su dati del Ministero dell’Interno, da Leonello Paoloni in “Storia politica dell’Università di Palermo dal 1860 al 1943” (Sellerio, Palermo, 2005), i bombardamenti su Palermo avvennero precisamente: 1, 3, 7 gennaio; 3, 15, 22, 28 febbraio; 1, 8-9, 11-12, 22 marzo; 5, 16 aprile; 9 maggio; 12, 15, 29-30 giugno.
Nell’ottica alleata ciò era del tutto normale dal momento che la Sicilia era considerata la testa di ponte per il coinvolgimento della penisola.
Non a caso, infatti, in Sicilia e non altrove avvenne lo sbarco alleato il 9 luglio.
A questo punto entra in scena il documento postale protagonista di questo sfizio.
Si tratta di una cartolina spedita da Palermo il 24 agosto 1944 (il bollo postale è di quattro giorni dopo) e diretta a Roma dove arrivò il 6 settembre.
Vediamo subito cosa scrive il mittente.
«Spett.le Ufficio,
in seguito V/ cartolina del giugno corrente, Vi rendo noto che l’ultimo assegno pervenutomi è stato nel mese di giugno 1943. Comunico però che, dato che la mia casa di abitazione è stata distrutta dall’incursione aerea del 7 febbraio 1943, perduti gli assegni del mese di gennaio e febbraio 1943 pervenutimi poco prima, non ho potuto esigere la due rate di £450 ciascuno corrispondenti ai due mesi precedenti per come potete riscontrare al Banco di Sicilia. Su questo argomento Vi avevo già scritto e mi avevate promesso che avreste rettificato. Vi prego dunque prenderne nota. Il mio attuale indirizzo è Via Gaetano Daita N 47 Palermo. Rendo noto che i due assegni perduti erano stati da Voi inviati nel mio indirizzo di Piazza S. Lorenzo N 19 Palermo.
RingraziandoVi.
Sorano Lucia madre (Santarosa) del marittimo Sorano Antonio
Via Gaetano Daita 47
Palermo»
Come abbiamo visto, il 7 febbraio 1943 non vi furono incursioni. La Signora Lucia deve essersi sbagliata: forse la casa le venne distrutta con l’incursione del 7 gennaio (ma allora non quadrerebbe la richiesta per l’assegno di febbraio, come può essere arrivato prima?); oppure, si è semplicemente sbagliata con il giorno di febbraio.
La confusione può essere comprensibile se immaginiamo cosa deve aver passato la Signora Lucia.
Ma un altro aspetto risulta davvero interessante: di quali assegni parla la Signora Lucia?
La risposta sta tutta nel destinatario della cartolina:
«Ufficio Corresponsione Assegni Legge 7-4-41 – Via dei Sabini 7 – Roma»
La Legge n.266 del 7 aprile 1941, pubblicata in Gazzetta Ufficiale n.102 del 30.4.1941, riguardava il “Trattamento economico degli equipaggi delle navi catturate dal nemico o perdute o rifugiate in porti esteri o dell’A.O.I. in conseguenza della guerra“.
E stabiliva gli indennizzi alle famiglie dei marinai catturati e internati in campi di concentramento.
Quindi, tutto quadra.
Il marinaio Antonio Sorano, tra l’altro, non risulta tra i dispersi della Seconda guerra mondiale (tra gli archivi del Ministero della Difesa), quindi alla fine tornò a casa.
Ultima nota riguarda i francobolli presenti sulla cartolina.
Palermo venne liberata nel pomeriggio del 22 luglio 1943 dalle truppe guidate dal generale Geoffrey Keyes facenti parte della VII armata americana, della quale era comandante il generale George S. Patton.
Venne quindi istituito un Governo Militare Alleato (AMGOT) già a far data della liberazione di Palermo, con a capo il maggior generale inglese Francis Rennell Rodd, da cui dipendeva il colonnello americano Charles Poletti che guidava il Civil Affairs Officiers, l’Ufficio Affari Civili.
Il 17 agosto dello stesso anno tutta la Sicilia era liberata, e dal 23 agosto in poi venne gradualmente ripristinato il servizio postale.
L’AMGOT rimase al governo dell’isola sino all’11 febbraio 1944. L’effettivo trasferimento dei poteri all’Alto Commissariato Civile per la Sicilia avvenne con l’istituzione di quest’ultimo, Regio Decreto Legge 18 marzo 1944, n. 91 (Gazzetta Ufficiale Serie Generale n.16 del 29.3.1944).
In tutto quel periodo, l’AMGOT emise delle proprie banconote, le famose AM-Lire, e dei propri francobolli, emessi tra il 24 agosto e il 20 ottobre 1943, molto ricercati dai collezionisti soprattutto su corrispondenza viaggiata.
Per spedire una cartolina il 24 agosto 1944 era sufficiente affrancare con 30 centesimi, ma questa cartolina venne affrancata come una lettera, per 50 centesimi, importo che fu assolto da due francobolli AMGOT da 25 centesimi cadauno.
Quindi, ben oltre il 18 marzo 1944, quando l’AMGOT passò le consegne all’Alto Commissariato. Come mai?
In realtà, sino al 30 agosto 1944 gli unici francobolli ammessi sulla corrispondenza in partenza dall’isola furono quelli AMGOT.
La nostra cartolina, quindi, spedita il 24 agosto 1944, rappresenta uno degli ultimi casi in cui tale obbligo era ancora in vigore.
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