IL VINO NON È BUONO!

IL VINO NON È BUONO!

Quanto vino si produce in Italia? E in quali regioni?
Una recente ricerca ISTAT del 2020 ha fatto il quadro della situazione.

La produzione complessiva di vino in Italia nel 2020 si attesta a 49,498 milioni di ettolitri (51,916 includendo anche i mosti). Di questi, il 60% sono di vini bianchi, il rimanente 40% di vini rossi e rosati. I bianchi prevalgono anche se volessimo distinguere i DOP (DOC o DOCG) dagli IGT e dai vini da tavola.

Circa il 50% dell’intera produzione di vino in Italia si concentra al Nord, il 10% al Centro, e il 40% al Sud e Isole.
La classifica delle cinque regioni in cui si produce il maggior quantitativo di vino vede in testa il Veneto (11 milioni di ettolitri circa), seguito dalla Puglia (9,7 milioni di ettolitri), dall’Emilia Romagna (6,6 milioni di ettolitri), dalla Sicilia (5,8 circa milioni di ettolitri) e dall’Abruzzo (3,1 milioni di ettolitri).

Il Piemonte non figura tra le prime cinque posizioni, e questo potrebbe in apparenza stupire. In realtà il Piemonte è la seconda regione (dopo il Veneto) in cui si produce il maggior quantitativo di vini DOP. Se si considera che il totale della produzione piemontese ammonta a 2,6 milioni di ettolitri, i vini DOP (in particolare i rossi) rappresentano più del 93%!

Ora… dopo tutti questi dati e queste percentuali, siete abbastanza ubriachi??
Ok, allora proseguiamo.

La premessa era tuttavia necessaria per introdurre il documento postale protagonista di questo ‘sfizio’, ovvero una lettera spedita da Arcellasco d’Erba (Como) il 14 maggio 1947 e diretta a Castelnuovo Belbo (Asti).
Il testo della lettera è davvero eloquente.

«Sono spiacente farVi notare che il moscato ultimamente fornitomi malgrado sia di gusto ottimo è soggetto ad una forte fermentazione, provocando così la rottura di parecchie bottiglie e non mi dà sperare che detto inconveniente sia ormai eliminato malgrado averlo insabbiato in un posto molto fresco.
Come vedete il danno non è indifferente e pertanto spero che dovrebbe essere sopportato d’ambo le parti. Dico questo avendo tutto l’intenzione di venirVi incontro.
Spero leggerVi al più presto con un cenno di riconoscenza.
Distinti saluti.»

La lamentela proviene dalla ditta Vini Farina Stefano. Ai più potrebbe apparire una delle tante enoteche di cui il nostro Belpaese è ricchissimo, ma la Vini Farina Stefano è molto di più. E lo possiamo apprendere dal sito web della stessa ditta perché, sì, è tutt’oggi ancora attiva.

La storia della Vini Farina Stefano inizia intorno al 1930 con una trattoria gestita da Stefano e da sua moglie Giovanna. Stefano fa l’oste, si occupa del vino tutti i giorni, si appassiona, e si accorge che l’enologia lo attira davvero tanto.
Nel 1939 apre quindi l’azienda vinicola “Farina Stefano”, ditta individuale per l’imbottigliamento e la commercializzazione di vino.

Nel 1941 si trasferiscono a Erba dove vivranno da quel momento in avanti insieme ai figli Bruno, Giancarlo e Gino.
Ed è infatti proprio a questo periodo che appartiene la nostra missiva.
In quegli anni Stefano trasmette al secondogenito Giancarlo la passione per il vino che il ragazzo farà sua ancor più del padre: imbottigliare il vino altrui lo sanno fare tutti, ma lui il vino vuol farselo da sé. Va quindi studiare enologia ad Alba.

Nelle Langhe, terra di vigneti e di vino, prende forma il progetto enologico di Giancarlo. Nel 1963 la ditta individuale cede il passo alla “Farina Stefano e Figli” e da quel momento il progetto si allarga, anche con nuove acquisizioni.

Oggi la società agricola “Tenute Stefano Farina Srl” conta ben cinque tenute tra Piemonte, Toscana e Puglia.

E la ditta Cossetti Clemente di Castelnuovo Belbo (Asti) era un anonimo produttore di vini? Tutt’altro.

Il Monferrato è una terra a grande vocazione vitivinicola che produce vini eccellenti apprezzati già alla fine del XIX secolo. Giovanni Cossetti, nel 1891, decide quindi di trasformare l’azienda agricola di famiglia in cantina di vinificazione.

Sarà tuttavia Clemente, figlio di Giovanni, a dare negli anni ’20 grande impulso alla ditta facendola conoscere in Italia e nel mondo. I figli di Clemente, Giovanni e Mario, subentrati alla direzione della ditta di famiglia, non faranno altro che percorrere la traccia solcata dal padre, consolidando così sempre più l’attività.

Oggi è la quarta generazione ad avere le redini della “Cossetti 1891”, e lo fa con entusiasmo e professionalità nel rispetto della lunga storia che li ha preceduti.

Quindi, sia la Farina che la Cossetti sono oggi due grandi realtà del panorama enologico odierno, marchi consolidati e aziende solide.
Anacronistico e curioso appare pertanto il “problema” occorso tre quarti di secolo fa.

Ma appunto il tempo è galantuomo, come spesso accade con i documenti postali mostrati da Sfizi.Di.Posta.
E non abbiamo dubbio alcuno che la Cossetti risolse il problema della Farina nel migliore dei modi.

Cos’altro, dunque, ci rimane da dire?
Una sola cosa.
Prosit!

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