La cittadina di Castelfidardo, in provincia di Ancona, oggi poco meno di 20.000 abitanti, è nota per diversi motivi.
Anzitutto, per la sua posizione, a 200 metri sul livello del mare ma allo stesso momento a pochi km dalla splendida riviera del Conero.
E’ nota anche per un episodio chiave del Risorgimento italiano, ovvero la Battaglia di Castelfidardo avvenuta il 18 settembre 1860, quando i piemontesi guidati dal generale Cialdini sconfissero le truppe del generale Lamoricière che difendevano lo Stato Pontificio.
Conseguenza di ciò fu l’annessione dell’Umbria e delle Marche nel Regno di Sardegna.
Ma Castelfidardo è ancora più nota forse per un’altra ragione: per le ‘sue’ fisarmoniche.
Sintetizzare in uno sfizio la storia della fisarmonica sarebbe pretestuoso, e credo anche inutile. Online, ma anche in libreria, è possibile recuperare svariate risorse che approfondiscono l’argomento.
Qui basti sapere che in Italia la fisarmonica si sviluppò nella seconda metà dell’Ottocento in due località, Stradella (in provincia di Pavia) e a Castelfidardo appunto.
Fu Paolo Soprani, nel 1863, il primo a Castelfidardo che intuì le potenzialità, anche economiche, dello strumento.
Contadino in una località a vocazione prettamente agricola, a Paolo Soprani si accese la giusta lampadina. Sfruttando il via vai economico e turistico della vicina Loreto, impiantò il suo laboratorio e nel giro di pochissimo tempo gli ordini schizzarono alle stelle.
In una nazione appena unificata, la fisarmonica portava quella ventata di allegria e spensieratezza che la popolazione ardentemente ricercava.
Gli ordinativi andarono sin da subito talmente bene che diversi altri in zona seguirono l’esempio di Paolo Soprani, a partire da suo fratello Settimio (a Castelfidardo, nel 1872), Cesare Pancotti (a Macerata, nel 1865), Giuseppe Janni (a Giulianova, nel 1882), Giovanni Chiusaroli (a Recanati, nel 1886), Raffaele Pistelli (a Teramo, nel 1886), Sante Crucianelli (a Castelfidardo, nel 1888), e Pasquale Ficosecco (a Loreto, nel 1892).
Se le prime fisarmoniche erano di tipo semplice, il “du botte” o diatonico a 2 bassi, il sistema “a cassotto” (dispositivo per mezzo del quale il suono, invece di uscire immediatamente all’esterno, si espande prima in una cavità a forma di scatola, conferendo allo strumento un suono particolare, nasale, scatolato; di solito in cassotto vengono montate una o due serie di voci) lo si deve a Pasquale Ficosecco.
Proprio a quest’ultimo si riferisce il documento postale protagonista di questo sfizio.
Qualche nota tecnica prima di proseguire: trattandosi di una missiva ‘straniera’ non è del tutto immediata la sua lettura a chi non mastica di filatelia (grazie a Luca Lavagnino per l’aiuto!).
Iniziamo col dire che si tratta anzitutto di una lettera raccomandata: lo possiamo notare dall’etichetta “R” presente in alto a sinistra al recto, con il nome della località di partenza e il numero di registrazione.
Ma possiamo anche notarlo dal supporto che è stato utilizzato, ovvero la busta postale da 4 ½ pence predisposta per le “Registered Letter“.
La missiva è anche assicurata per £.5: lo possiamo notare sia dalle etichette rosse “INSURED” applicate al recto che dalla dicitura manoscritta a destra “Insured for £5 (Five pounds)” e dai tre sigilli in ceralacca sul lembo di chiusura (obbligatori per le lettere assicurate).
Che la missiva fosse chiusa da tre sigilli in ceralacca è riportato anche al verso dove è presente un bollo rettangolare apposto a Milano in transito che indica appunto il numero 3. Questo a garanzia che la missiva non subisse manomissioni.
Alla lettera sono stati aggiunti due francobolli, da 1 penny e 2 pence, a completare la tariffa complessiva di 7 ½ pence.
Tale importo deriva da:
• 2 ½ pence era la tariffa per lettera fino a un’oncia, tariffa in vigore per la posta per l’estero dal 14.5.1923 al 30.4.1940; un’oncia è poco più di 28 grammi; in basso a sinistra è segnalato un peso di 15 grammi;
• 5 pence era il diritto di assicurazione (comprendeva anche quello per la raccomandata) fino a un valore dichiarato di 12 sterline (qui il mittente dichiara 5 sterline) in base al tariffario in vigore dal 13.6.1921 al 30.4.1949; il diritto di assicurazione compare anche segnato nell’angolo in basso a sinistra al recto (“Fee 5 paid“).
La lettera è spedita da Stockwell, un distretto di Londra cui appartiene anche Brixton, indirizzo del mittente, il 1° marzo 1935 ed è diretta a:
Mr. Pasquale Ficosecco
Fabrica di armoniche
Castelfidardo (Ancona)
Italy
Il 3 marzo arriva a Milano dove viene probabilmente registrata con il numero 781 (riportato al recto e al verso), celermente smistata e impostata sull’ambulante Milano-Pescara n.83.
Verosimilmente, in nottata la missiva sarà giunta a Castelfidardo, e l’indomani consegnata.
Ritornando a Pasquale Ficosecco, riporto quanto indicato nella “Guida di Castelfidardo. La storia, l’arte, i musei” edita nel 2011 dal Sistema Museale della Provincia di Ancona:
«Pasquale Ficosecco è stato senz’altro unitamente a Paolo Soprani, Dallapè, ecc., un pioniere della fisarmonica. Ha aperto la sua prima bottega artigiana in quel di Loreto (1892) e nel 1928 ha trasferito la sua attività a Castelfidardo non abbandonando il punto di vendita strategico di Loreto. La sua azienda è stata sempre apprezzata per l’accuratezza delle rifiniture e per la personalizzazione dei particolari. Il prestigioso marchio “Ficosecco” è attualmente prodotto dai suoi pronipoti.»
Nel seminterrato del Palazzo Comunale di Castelfidardo è allestito il Museo internazionale della fisarmonica, una raccolta senza pari che documenta la storia di questo strumento musicale, con circa trecentocinquanta esemplari diversi esposti.
Tra questi, non poteva mancare una realizzazione di Ficosecco, un Semitonato del 1898 per il quale la guida di cui sopra riporta:
«L’armonica realizzata interamente in legno con tasti in “osso” […] dimostra come l’applicazione delle note sciolte ai bassi non sia una innovazione portata recentemente e solo oggi sfruttata.»
Per tutte queste ragioni, era più che normale che un artista come Ficosecco ricevesse commesse e avesse corrispondenti da tutto il mondo, come oggi ha appunto testimoniato la missiva mostrata in questo sfizio.
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