Ancora una volta dobbiamo catapultarci in tempi di guerra.
E’ infatti dell’8 maggio 1945 la cartolina postale spedita da Roma per Verona che è protagonista di questo sfizio.
Ma è proprio la notte dell’8 maggio quando al quartier generale del maresciallo Žukov a Berlino il feldmaresciallo Wilhelm Keitel firma la resa incondizionata della Germania agli Alleati, scrivendo così la parola fine alla Seconda guerra mondiale (almeno in Europa).
La cartolina non parte subito. Forse proprio a causa del caos che regnava in quel momento per via della fine delle ostilità rimase un po’ di giorni presso l’ufficio postale di partenza, o forse fu proprio il mittente ad andarla a consegnare in ritardo. Non lo sappiamo, e poco importa che il bollo in partenza da Roma reca la data del 16 maggio.
Il destinatario, tuttavia, preso dalle emozioni del momento (e vorrei vedere, dopo cinque lunghi anni di guerra…), dimentica di cancellare il motto mussoliniano “VINCEREMO” prestampato sulla cartolina postale, che così stride fortemente con il contesto del momento.
O, meglio, lo ha fatto, ma con una sottile e flebile linea che poco si vede.
Chi invece ha immesso (di recente) nel mercato dell’usato questa cartolina postale si è premurato di cancellare con una biro i riferimenti al mittente e al destinatario, anche se si riesce ancora a intravedere la destinazione, Verona.
Diciamo che poco importa chi ha spedito e chi ha ricevuto; quel che ci interessa è invece cosa ha scritto il mittente.
Leggiamolo insieme.
«Roma 8.5.1945
Ansiosamente commosso abbracciovi benesperando salute et situazione particolare tutti. Noi bene. Nonna morta 27 febbraio. Teo rimpatriato ottobre Bari sposatosi improvvisamente febbraio sconosciuta. Baci papà.»
E’ telegrafico il nostro mittente! Non solo nel senso che scrive poco, ma nel senso letterale del termine, ovvero che scrive la cartolina come se stesse scrivendo un telegramma, cosa assolutamente non necessaria su una cartolina postale.
Ovviamente traspare tutto il senso dell’incredulità, dello stupore ma anche della felicità alle notizie sulla fine della guerra: il suo “ansiosamente commosso” non lascia adito a dubbi.
Per quanto in sé sia un evento doloroso, fa inoltre certamente sorridere il forte contrasto che vi è tra il “Noi bene” e il “Nonna morta“, come se fosse una notizia qualsiasi…
Ma ancora più sorridere fa il finale del testo, quando il mittente riferisce dell’improvviso matrimonio di Teo con una sconosciuta.
Immagino, quindi, che il mittente sia il papà di Teo, e che in quanto papà abbia delle rimostranze da fare per il fatto di non aver saputo prima del fidanzamento e quindi del matrimonio del figlio.
L’uso del sostantivo “sconosciuta” al posto di “donna”, “signorina” o “ragazza” chiarisce inoltre il disappunto del papà nel non aver benedetto le nozze, perché evidentemente non conosce la persona che ha sposato il figlio.
Insomma… la guerra è finita, c’è da far festa, ma a te, caro Teo, non ti vedo proprio bene bene, eh… ma proprio per niente!
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