Ci sono storie di famiglia così affascinanti e ricche di fatti, eventi, misteri, che solo a raccontarle non sai da dove cominciare.
Spesso sono storie legate a un territorio.
Il ‘nostro’ caso non fa eccezione perché il territorio legato a doppio filo alla famiglia di cui stiamo per narrare la storia è la Liguria: Pietra Ligure (in provincia di Savona) da un lato, Genova dall’altro.
Oggi parleremo di navi, navigazione, e della famiglia Accame.
Agli inizi dell’Ottocento, a Pietra Ligure, Giacomo Luigi Accame svolgeva la sua attività di armatore marittimo. Gli affari andavano decentemente al punto di poter sostenere la famiglia, ma rimaneva comunque una piccola attività relegata al territorio savonese.
Quando però subentrò il figlio Emanuele, nato nel 1806, la ditta paterna cambiò completamente aspetto. Esperto in traffici marittimi, intuì tra i primi in Italia le potenzialità di sviluppo della tecnica delle costruzioni navali.
Già nel 1855, quando si trasferì a Genova, Emanuele gestiva una discreta flotta di velieri e commerciava in grano del Mar Nero.
In tutto, l’azienda arrivò a contare una ventina di navi, ma soprattutto fu la prima in Italia per la quale i cantieri Ansaldo di Sestri Ponente vararono nel 1889 un veliero in ferro, la “Caterina Accame” (insieme al “Cavaliere Ciampa“, per un armatore napoletano).
L’anno seguente, nel 1890, il cantiere Continental Lead & Iron Co. Ltd. di Pertusola (La Spezia) si mise all’opera per costruire per conto della “Società di Navigazione Fratelli Accame L. A. & G. fu E.” una nave con scafo in acciaio che venne intitolata “Emanuele Accame” in ricordo dell’armatore da poco scomparso (9 novembre 1890).
Di stazza di 2.131 tonnellate lorde (2.093 nette), portata di 3.500 tonnellate, lunghezza di 88.10 m, larghezza di 12.35 m, immersione di 7.65 m, la nave venne varata nell’agosto del 1891
La nave partiva da Genova per svolgere servizio commerciale all’estero.
Un nolo riguardava la tratta verso il sudest asiatico per il trasporto di carbone da Barry (Galles) a Saigon (Indocina) all’andata, e di riso da Rangoon (Birmania) a Queenstown (vecchio nome di Cobh, in Irlanda).
Ma soprattutto la “Emanuele Accame” venne impiegata per il trasporto di grano da San Francisco (California) a Queenstown (Irlanda), rotta che veniva coperta doppiando Capo Horn.
Ed era più veloce ed efficiente dei clippers inglesi.
Non lontano da Barry è la città di Swansea, sempre nel Galles, rinomata località marittima in conseguenza della felice posizione all’interno di una baia, la Baia di Swansea, porto sicuro e tranquillo per molti bastimenti.
Sono quindi questi gli elementi che spiegano la busta protagonista dello sfizio di oggi, una missiva spedita da Genova il 4 aprile 1895 e diretta a Swansea dove arrivò (come attesta il bollo di arrivo al verso) il 7 aprile.
Destinatario: Giuseppe Accame, uno dei titolari della società di navigazione, in quel momento “a bordo della Nave italiana Emanuele Accame“.
Il contenuto della missiva è mancante, ma è sufficiente tenere in mano la busta per comprendere che stai osservando un pezzo di storia della navigazione italiana e mondiale, e questo basta.
Giusto per la cronaca, dopo il 1895 venne impiegata anche nelle rotte verso l’Australia per il trasporto di nitrati, carbone, cereali, finché nel luglio 1912 venne venduta alla compagnia norvegese Skibs A/S Grimstad (Marcussen, Jørgensen & Co.), di Grimstad, Norvegia e ribattezzata Ferm.
Negli anni seguenti cambiò più volte proprietà, e con essa il nome (Elsa Olander, Suecia e C. B. Pedersen), finché il 25 aprile 1937 venne speronata dal piroscafo Charges al largo delle Azzorre, e si inabissò per sempre.
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