Ammetto che quando ho rinvenuto questo documento postale in mezzo a uno scatolone di cianfrusaglie varie, immediatamente sono stato letteralmente rapito dalla calligrafia del mittente.
Non può non saltare agli occhi, infatti, la cura, la precisione, l’ordine con cui ogni singola lettera dell’indirizzo del destinatario è stata vergata dal mittente.
Non so voi, ma a me la “P” di “Portici” fa letteralmente impazzire.
Del resto, il mittente stava scrivendo a una Nobil Donna, tale Elide Costa Nogarina, a Portici (Napoli). Ho provato a cercare informazioni in merito sia alla Nobil Donna che alla famiglia, ma senza cavare un ragno dal buco. Magari qualche lettore potrà aiutare.
Ma torniamo al documento postale. Si tratta di un biglietto che ricorda i biglietti postali, quelli con tre lati pregommati e perforati. In poche parole, si inumidivano i bordi e si incollavano tra loro, a sigillare la missiva; poi, chi riceveva, doveva semplicemente strappare i bordi lungo la perforazione, gettando via i bordi incollati e aprendo il biglietto.
I “biglietti postali” propriamente detti erano venduti dalla Regie Poste ed erano preaffrancati; questo non era venduto dalle Poste e andava quindi affrancato, come appunto il mittente fece applicando un francobollo da 60 centesimi, la corretta tariffa a momento della spedizione, 22 luglio 1926.
Come attesta il bollo che annulla il francobollo, il mittente si trovava in quel momento a Senigallia, in provincia di Ancona.
E’ arrivato il momento di sbirciare dentro e vedere chi e cosa scriveva.
«Cara Nonnina,
Non ho nulla da raccontarti perché come vedi ho scritto tanto a mammina ma però ho 4 cose da dirti molto importanti
I° che ti voglio tanto bene
II che ti mando tantissimi baci
III di scrivermi molto che mi fai tanto piacere
IV° non la sò!
Bacioni
Baby»
Mi sembra di leggere “Baby” alla fine, come firma, magari mi sbaglio, ma insomma, non è molto importante tranne il fatto che non si comprende se a scrivere è un nipote o una nipote.
Quel che invece è importante, o meglio fa tanto sorridere, a parte il “ma però“, è come la/il nipote si sia lanciata/o a preannunciare alla nonnina quattro cose senza poi trovare la quarta cosa da dire se non quando ormai era troppo tardi e non poteva tornare indietro.
A quel punto, anziché inventarsi una qualsiasi frase di circostanza, ha preferito la strada della sincerità e un genuino “non la sò!”
Brava/o, ben fatto!
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