QUANTO DOVEVA DURARE LA GUERRA?

QUANTO DOVEVA DURARE LA GUERRA?

Vi siete mai chiesti quanto, nella testa dei tedeschi o degli italiani, sarebbe dovuta durare la guerra?
Cioè… immaginando di catapultarci alla fine del 1944, i tedeschi o gli italiani avevano idea che la guerra sarebbe finita da lì a breve oppure no?

E’ forse una domanda leziosa, la cui risposta non sposta nulla rispetto a quanto accaduto. Sicuramente. Ma la risposta potrebbe essere comunque interessante perché ci farebbe capire quale fosse l’animo, il pensiero interiore, che pervadeva in quel momento le forze contrapposte.

Occorre ricordare che fra il 9 e il 10 luglio 1943 gli Alleati sbarcarono in Sicilia; che fra il 24 e il 25 luglio 1943 Mussolini venne esautorato dal Gran Consiglio del Fascismo e subito dopo deposto dal re Vittorio Emanuele III; che l’8 settembre 1943 l’Italia fascista firmò l’armistizio e quindi la resa agli Alleati; che il 23 settembre 1943 venne creata la Repubblica Sociale Italiana, con a capo Mussolini, ufficialmente per governare i territori italiani controllati militarmente dai tedeschi ma, di fatto, uno stato fantoccio in balia dell’alleato (o ex alleato) tedesco.

Il maresciallo Rodolfo Graziani così scriveva a metà ‘44 a Mussolini:
«Il popolo sente sempre più profondamente in tutti gli organismi nazionali l’occupazione germanica, traendone la convinzione che il Governo non conta nulla e che i padroni assoluti sono i germanici: le belle dichiarazioni ufficiali – specie quelle che seguirono il convegno Duce-Führer dell’aprile – sono commentate con ironia ed appaiono come una beffa.» (Mimmo Franzinelli, “Le stragi nascoste. L’armadio della vergogna. L’impunità e rimozione dei crimini di guerra nazifascisti 1943-2001”, Mondadori, Milano, 2003, pag.71).

In questo contesto di totale e generale scoramento appare chiaro che nell’animo dei repubblichini la fine fosse vicina.
Sì, ma quanto vicina?
Quanto sarebbe ancora durata la guerra?

Per rispondere a questa domanda oggi Sfizi.Di.Posta mostra un documento che ha a che fare con la posta solo indirettamente.
Si tratta di un libretto rilasciato dal Ministero delle Forze Armate, Sottosegretariato di Stato per l’Esercito, Distretto Militare di Casale Monferrato.

Detto libretto venne rilasciato alla madre di un soldato non ancora rientrato, residente a Vignale Monferrato, piccolo centro (all’epoca dei fatti che andremo a narrare di circa 2500 abitanti) in provincia di Alessandria.
Nella seconda pagina, all’interno, è possibile osservare che venne a lei assegnata un’indennità mensile di 125 Lire, con decorrenza dei pagamenti da parte dell’Ufficio Postale a partire dall’ottobre 1944.

Il soccorso alle famiglie dei militari non era una novità di quel momento. Il Regio Decreto 26 luglio 1935 n. 1658 (poi modificato e integrato dal Regio Decreto-Legge 13 aprile 1944 n. 113) approvava il regolamento per l’esecuzione della legge 22 gennaio 1934 n. 115 sui soccorsi giornalieri alle famiglie bisognose dei militari richiamati o trattenuti alle armi.

Ritornando al nostro libretto, nella terza pagina interna e nella quarta pagina esterna vi è quindi una sequenza di caselline, una per ciascun mese. Ogni volta che la signora si recava all’ufficio postale per riscuotere l’assegno, l’ufficio postale apponeva un timbro a data, l’importo incassato e la firma del funzionario.

Si noti che il bollo utilizzato dall’ufficio postale non era diverso da quello utilizzato per bollare la normale corrispondenza. Oltre alla località e alla data reca infatti anche il frazionario dell’ufficio postale, “1-266”, dove il numero 1 identifica la provincia di Alessandria e il numero 266 il comune di Vignale Monferrato.

E’ possibile osservare che i primi tre mesi (ottobre, novembre e dicembre 1944) vennero riscossi tutti insieme a dicembre ’44. E’ ancora possibile osservare che la signora riscosse l’assegno sino a luglio 1945.

Ma la cosa interessante da osservare è che il Ministero delle Forze Armate che realizzò questi libretti non aveva affatto previsto la fine della guerra. Anzi.
Come si vede, infatti, vi sono caselline predisposte sino a settembre 1946, lasciando peraltro intendere che le caselline terminano lì solo perché è terminato lo spazio utile sul libretto.

E’ sicuramente un’anomalia perché se andiamo a vedere (allegato 6) il libretto predisposto in tempo di pace (con il già citato Regio Decreto n.1658 del 1935) all’interno le caselline ove apporre la vidimazione sono vuote, non è indicato alcunché.

Possibile che in RSI pensassero che la guerra sarebbe durata fino a quasi tutto il 1946? Oppure era una semplice questione di indeterminatezza, della serie “predispongo tutte le caselle, quel che succede succeda”?

Comunque sia andata, sta di fatto che nessuno osava pensare che la guerra era persa e che sarebbe finita a breve.
Tanto meno metterlo nero su bianco.

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