VOLATILI PER TUTTI I GUSTI!

VOLATILI PER TUTTI I GUSTI!

Catapultiamoci nel 1860, oltre 160 anni fa.
Immaginiamo la situazione sociale e le dinamiche familiari di allora, il rispetto e la deferenza per le persone più grandi, l’analfabetismo che appena un anno dopo nel 1861 il primo censimento del Regno rivelava con una percentuale (dai 6 anni in su) pari al 74,68%.

In quel contesto l’11 novembre 1860 partiva un piego da Barcheto (un quartiere di Imperia) in direzione di Ranzo, sempre in provincia di Imperia. Giusto una trentina i km che separano i due centri.
Ricordo che l’Italia non è ancora unificata e che quindi ci troviamo nel Regno di Sardegna.

Occorre notare che il piego non è affrancato, e avrebbe potuto esserlo dato che i francobolli del Regno di Sardegna erano stati emessi già dal 1851.
Inoltre, la tariffa per una lettera semplice di primo porto spedita entro il distretto (come in questo caso) in quel momento era di 5 centesimi di Lira.
Non avendo affrancato la missiva all’impostazione, il piego viaggiò in porto assegnato e quindi gravato di una tassa di 5 centesimi (pari alla tariffa) come riportato sul frontespizio con lo “05” manoscritto, da pagarsi a destinazione.

All’interno del piego, il testo.
«Barcheto, 10 9bre 1860
Carissimo Cugino
Quando tu mi scrivesti di eccitare il mio padre per farmi condurre alcuni giorni in Ranzo, ce lo detto, e mi ha detto che alle prime cornagge che passeranno, spera che forse mi troverò in Ranzo.
Io mangio già di tutto; di tutto quello che voglio io, no; ma si può già dire che mangio di tutto.
Noi di salute stiamo tutti bene, e così spero che sarà di tutti voi. Salutami tanto la Cugina Soffia, e la zia, ed il zio. Guarda di star sano, e tutti ti salutano; comprese le pernici, e starne; fringuelli e lugarini, piccetti e cardellini.
Addio. Credimi sempre
Il tuo affmo Cugino
Giambattista

(volta)»

Le “cornagge” in dialetto genovese (si intuisce) sono le cornacchie. E vediamo inoltre che il piccolo Giambattista è molto amante dei pennuti: pernici, starne, fringuelli, lugarini (ovvero i lucherini o lucarini, dei passeriformi), piccetti (ovvero i picchi) e cardellini!

E non solo è amante dei volatili, ma anche del cibo!
Non mangia tutto quello che vorrebbe lui, ma mangia di tutto!
Che pacioccone dolce, il nostro Giambattista!

Doveva comunque essere una famiglia benestante se Giambattista, per come scrive (tutto sommato abbastanza bene), rientrava in quel 25,32% di italiani alfabetizzati.

Però… però… attenzione!
Come si chiude la missiva? Con una parola, “volta“.
E infatti, voltando la pagina, ecco la sorpresa!

«Baccinin smaniava se non ti scriveva la presente. Egli è nella brace dall’ultima tua lettera. Non verremo costì forse nell’entrante. Fermandomi pochi giorni così fammi sapere se avvi a dipingere qualche stanza, poiché in caso affermativo porterò l’occorrente cioè pennelli e colori. Scrivimi in tempo. Dalla predetta tua che scrivesti a Baccinin dovetti con mio dispiacere intendere che Soffia fu ammalata; sebbene la notizia che desti del suo ristabilimento compensò il dolore dell’intesa di lei malattia.
Saluta tutti e credimi sempre in tutto come
Il tuo affmo zio Luigi»

Il papà di Giambattista! Lo zio Luigi!
Mi immagino la scena: “Giambattista, dai a me la lettera che hai scritto a tuo cugino, la spedisco io!” e poi, di nascosto, gira il foglio, scrive, chiude, sigilla e spedisce!
Che lenza!

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