Ogni volta che vi è un conflitto, oltre a morti e feriti, le maggiori conseguenze sono le carenze in particolar modo di generi alimentari e di prima necessità.
Accade ogni volta, lo vediamo ancora oggi in Ucraina o in Palestina. Ed è accaduto anche nel ’15-’18, durante la Prima guerra mondiale.
In particolare, succede a Torino che il 2 agosto 1917 il costo del pane aumenti di 10 centesimi al chilo.
E succede ancora a Torino che il 21 agosto 1917 le scorte di farina si esauriscano del tutto.
Il giorno dopo, il 22 agosto 1917, quasi tutte le panetterie di Torino sono senza pane.
A quel punto il popolo non ce la fa più, e inizia la protesta.
La protesta si sviluppa spontaneamente, senza bandiere e senza colori, dai quartieri operai. Il 23 agosto viene indetto uno sciopero generale al quale aderisce un’alta percentuale di lavoratori.
Dopo aver eretto vere e proprie barricate, i dimostranti, guidati da cortei di donne, saccheggiano negozi e caserme, requisendo viveri e distribuendoli alla folla.
Il giorno dopo, il 24 agosto, ebbero luogo gli scontri più cruenti in cui i rivoltosi (con fortissima presenza di anarchici, tra cui Maurizio Garino, Italo Garinei e Pietro Ferrero) si fronteggiarono con le forze di polizia e dell’esercito in Borgo San Paolo, Chiesa della pace, Barriera di Nizza e Barriera di Milano
La sera del 24 la forza pubblica ha il sopravvento, sedando nel sangue la rivolta (si parlò di circa 50 morti e 200 feriti).
I giorni successivi, e sino al 28 agosto, si registrarono nuovi tentativi di sciopero ma senza causare tafferugli.
Alle giornate di lotta seguì una scia repressiva che portò all’arresto di centinaia di operai.
Tra gli arrestati vi era Mario Montagnana, destinatario della cartolina protagonista dello sfizio di oggi, e spedita il 26 ottobre 1917 quando Montagnana era già stato catturato e incarcerato nelle Carceri giudiziarie di Torino.
La cartolina, di semplici saluti (e il cui lato illustrato -un’immagine di Firenze- è del tutto irrilevante), è indirizzata al “detenuto politico“, a sottolineare la natura della detenzione del Montagnana, e subì gli inevitabili controlli della censura, come attesta il bollo circolare “CARCERI GIUDIZIARIE – TORINO” e la firma del censore in lapis blu.
Ma chi era Mario Montagnana?
Nato a Torino il 22 giugno 1897 da famiglia ebreo-borghese, fratello minore di Rita Montagnana (moglie di Palmiro Togliatti), terminate le scuole tecniche trova lavoro come operaio metallurgico.
La fabbrica lo porta a partecipare all’attività politica socialista, partecipando nel 1916 alle agitazioni contro la guerra in corso.
Come visto, nell’agosto 1917 viene arrestato e condannato a 18 mesi di reclusione. Scontata la pena, riprende quindi l’attività politica proprio in concomitanza con il “biennio rosso”, divenendo segretario della FIOM torinese, corrispondente dell’«Avanti!», e partecipando all’occupazione delle fabbriche del settembre 1920.
Nel 1923 viene nuovamente arrestato e quando esce nel 1924 diventa corrispondente de «l’Unità» e segretario della sezione di Torino del Partito Comunista Italiano.
Il regime quindi lo punta come sovversivo, e quando vengono promulgate le leggi fascistissime del 1926 per sfuggire all’arresto e al confino espatria in Francia.
La condanna a 5 anni di confino, in contumacia in quanto latitante, è datata 22 novembre 1926, e vi si afferma: «E’ uno dei maggiori esponenti del movimento comunista a Torino.»
Dopo brevi periodi a Mosca e in Spagna, nel 1939 rientra in Francia dove dirige “La Voce degli Italiani”, quotidiano dichiaratamente antifascista. Allo scoppio della guerra viene arrestato e internato nel campo di concentramento di Vernet d’Ariège dal quale fugge nel 1941 alla volta del Messico ove rimane sino al termine del conflitto.
Rientrato in Italia alla fine del 1945, fa parte della Consulta nazionale e viene eletto nell’Assemblea Costituente. Successivamente nelle liste del PCI viene eletto alla Camera dei deputati nel 1948 e nel 1953 e al Senato nel 1958.
Ricopre inoltre il ruolo di direttore delle edizioni torinese, milanese e romana de “l’Unità”.
Muore a Torino l’8 agosto 1960.
Montagnana ebbe quindi un ruolo rilevante nello scacchiere politico italiano durante i decenni più caldi: l’arresto durante i moti di Torino del 1917 cui si riferisce la ‘nostra’ cartolina appare uno degli episodi più lievi, se rapportato al resto.
E, ancora una volta, un documento postale si conferma essere un genuino e potentissimo testimone della Storia, quella con la esse maiuscola.
Riproduzione riservata.