Oggi i mezzi per conoscersi sono infiniti. A scuola, all’università, al lavoro, tra le proprie amicizie, nei luoghi del divertimento, e così via. Rimane forse difficile trovare la persona giusta con cui stare insieme, ma i mezzi per trovarla ci sono eccome.
Internet, poi, ha sicuramente ampliato a dismisura le possibilità così come gli orizzonti, annullando le distanze e accorciando spesso i tempi.
Ma un tempo, come avveniva l’approccio tra due persone?
Beh, se andiamo indietro nel tempo le modalità erano abbastanza risicate alcune delle quali riterremmo oggi decisamente anacronistiche.
Prova ne è il documento postale oggetto dello sfizio di oggi, una lettera spedita da Caltanissetta il 14 maggio 1937 e diretta a Roma.
Occorre anzitutto notare che il bollo postale di partenza da Caltanissetta è datato 20 maggio, sei giorni dopo la data manoscritta dal mittente all’interno della lettera. Perché? Il mittente non ha avuto tempo per impostare celermente? Ci ha pensato e ripensato prima di impostare la missiva?
In secondo luogo, occorre osservare che il destinatario non è indicato in modo canonico, con nome, cognome, indirizzo e città, ma con “Tessera Universitaria Scuola Ingegneria 480, Fermo Posta, Roma“.
Il mittente, infatti, ha correttamente affrancato la busta con un francobollo da 50 centesimi (la tariffa postale vigente in quel momento), ma all’arrivo a Roma il destinatario ha dovuto pagare 25 centesimi (addebitati con l’apposizione di un segnatasse di ugual importo) per assolvere alla tariffa postale del “fermo posta”.
E quando si scriveva “fermo posta” non era necessario indicare nome e cognome del destinatario, bastava il numero di una carta di identità, di una tessera ferroviaria, o di una tessera universitaria come in questo caso.
Oggi il servizio esiste tuttora, ma l’indicazione del nome e cognome del destinatario è divenuta obbligatoria.
Ma perché il mittente ha indirizzato la missiva ferma in posta a un numero di tessera? Perché tutto questo segreto?
Lo comprendiamo subito leggendo il contenuto della lettera.
«Caltanissetta, 14-5-937
Egregio Signore,
Lei cerca simpatia e comprensione, è vero? Ebbene l’avrà, se Lei me le darà, poiché anche io cerco questi due sentimenti.
Essendo stata sola in vita mia e senza nessuna sorella, figlia unica e non frequentatrice di famiglie poiché ciò ai miei dispiace, non ho auto quello affetto che ho desiderato sempre. Il mio cuore trabocca di simpatia per coloro che me la ricambiano, e mi deve perdonare se scrivo queste cose, poiché avendo letto che lei cercava un po’ di simpatia da una persona, io non mi astenni a scriverle e ad inviarle tutto ciò che il mio piccolo cuore può dare ad una persona incognita. Lei, credo che non si meraviglierà che una ragazza le scriva tutto ciò che il cuore le detta, poiché sono una ragazza allegra e gaia che ha quell’età in cui il sangue bolle nelle vene e nei cui occhi brilla il fuoco dell’Etna.
Con quest’ultima frase lei può benissimo comprendere che sono siciliana. Credo che le figlie della Sicilia non piacciono ai continentali e anche a lei, come suppongo. Lei frequenta l’università? Io il liceo.
Penso che le piaccia molto la matematica, materia che non posso soffrire.
Abita a Roma? In questa eterna urbe sono venuta spesse volte e in questa estate verrò di nuovo avendo gettato un soldo nella fontana di Trevi.
La saluto poiché non voglio più seccarla e mi raccomando mi risponda.
Sono stata gentile?
Devo-
Scriva: Tess. G. It. N.0334710
Fermo Posta
Caltanissetta»
Allora… Facciamo un po’ d’ordine.
Il signore di Roma destinatario della missiva è uno studente universitario in Ingegneria che deve aver pubblicato un’inserzione su una rivista a tiratura nazionale (non su un quotidiano locale altrimenti a Caltanissetta non sarebbe stata letta) per cercare l’anima gemella.
Nell’inserzione deve aver scritto di essere alla ricerca di una donna simpatica e comprensiva, e in questi due sentimenti si è ritrovata la nostra mittente siciliana che non ha avuto (per l’epoca!) peli sulla lingua.
Frasi come “il sangue bolle nelle vene” e “nei cui occhi brilla il fuoco dell’Etna” non lasciano adito a dubbi a proposito delle intenzioni bellicose della nostra liceale nissena.
Come è anche chiaro che le piace molto Roma e che la valigia per partire verso la capitale è già pronta, basta solo un cenno del nostro gentile universitario!
Ritornando al bollo postale di partenza, sei giorni dopo la data manoscritta nella lettera, e conoscendo adesso il contenuto, appare forse più chiara la titubanza della ragazza: spedisco o non spedisco? Sarò stata troppo invadente o no? Sarò stata troppo esplicita o no?
Un’ultima nota infine riguarda l’indirizzo della ragazza riportato in calce alla lettera. Al liceo non vi erano tessere come all’università, per cui se il ragazzotto romano avesse voluto risponderle avrebbe dovuto indirizzare sempre fermo posta ma al numero di tessera di G. It., Giovane Italiana.
In quel momento (14 maggio 1937), e sino al 27 ottobre 1937 (quando venne istituita la GIL Gioventù Italiana del Littorio, dove confluì), esisteva la ONB Opera Nazionale Balilla, un’organizzazione giovanile emanazione del regime fascista entro cui venne creata e che aveva come scopo “l’assistenza e l’educazione fisica e morale della gioventù“.
In realtà, l’educazione impartita non era solo spirituale, culturale e religiosa, ma anche premilitare, ginnico-sportiva, professionale e tecnica, secondo l’ideologia fascista.
La ONB era suddivisa in vari corpi, in base all’età e al sesso.
I corpi maschili erano: “Figli della Lupa” (6-8 anni), “Balilla” (8-14 anni), “Avanguardisti” (14-18 anni). I corpi femminili erano: “Figlie della Lupa” (6-8 anni), “Piccole Italiane” (8-14 anni), “Giovani Italiane” (14-18 anni).
La nostra liceale mittente era appunto una Giovane Italiana, confermato.
Può quindi far sobbalzare dalla sedia il fatto che, nel 1937, una ragazza di età compresa tra 14 e 18 anni abbia avuto l’ardire di scrivere a un uomo maggiorenne, di un’altra città, proponendosi in modo anche abbastanza esplicito.
Però occorre anche tenere conto dell’età media intorno alla quale ci si sposava.
Secondo i dati Istat, nel 2019 l’età media degli sposi al primo matrimonio è di 31-32 anni per le donne e 33-34 per gli uomini.
Nella prima metà del Novecento l’età media al matrimonio era di circa 22-23 anni per le donne e 24-25 anni per gli uomini.
Anche considerando questi dati, quindi, la nostra liceale appare abbastanza precoce e audace!
E… da Caltanissetta è tutto, passo e chiudo!
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