«… se lei mi aveva scritto prima potevo portargliela ma adesso quando si sale al tram ci sono le guardie che ti guardano nelle borse …»
Di cosa parla la Signora Siena?
Perché ha scritto alla Signora Sgarallino?
Ma andiamo con ordine…
Negli anni precedenti il secondo conflitto mondiale il fascismo emanò una serie di norme per limitare o abolire le libertà costituzionali di base trasformando così quel che era in origine un partito politico di opposizione al bolscevismo in un regime totalitario e antidemocratico.
Ricordiamo sotto il ventennio fascista, giusto a titolo di cronaca e senza velleità di essere esaustivi, la mancanza di libertà di espressione, di pensiero, di parola, di stampa, e la repressione della libertà di associazione, di assemblea, di religione.
Tutto ciò, naturalmente, comportò la naturale e spontanea creazione di organizzazioni resistenti e clandestine che, nei limiti del possibile, portarono avanti l’opposizione al fascismo in ogni modo e modalità.
Scoppiata la guerra tutta questa attività sommersa si intensificò per poi sfociare in vere e proprie organizzazioni resistenti a partire dall’alba dell’8 settembre 43, quando, destituito il fascismo come forma governativa del Regno, l’Italia firmò l’armistizio con gli Alleati e, di fatto, iniziò una sanguinosa guerra civile contro l’occupante tedesco.
In questo contesto, grande importanza ebbero le staffette partigiane, persone insospettabili, perlopiù donne, che trasportavano da e per i gruppi della Resistenza messaggi, oggetti, alimenti, vestiario, persino armi e munizioni.
Oltre trentacinquemila donne rischiarono ogni giorno la propria vita per la Resistenza contro l’oppressore nazifascista.
La Signora Siena era un corriere? Che doveva trasportare?
Leggiamo l’intera missiva, un biglietto postale spedito da Ariccia il 4 marzo 1941 e diretto a Roma.
«Cara Signora
O ricevuto la sua lettera e quello che lei mi dice di portarle quella roba e assolutamente impossibile se lei mi aveva scritto prima potevo portargliela ma adesso quando si sale al tram ci sono le guardie che ti guardano nelle borse dunque se lei può venere a prenderla qui i ce la posso preparare si porti una valigia che a lei può essere che facciano meno caso se viene li me lo facci sapere cosi ce la preparo se non puo venire lei mandi la Signorina Livia le invio i piu cari Saluti tanti bacioni a Ninni da me e famiglia.»
Che cosa doveva portare la Signora Siena alla Signora Sgarallino?
Cos’è “quella roba“?
Sicuramente qualcosa di compromettente, perché se il timore è la perquisizione delle guardie significa che il rinvenimento di “quella roba” avrebbe compromesso la Signora Siena.
Sicuramente “quella roba” è qualcosa che entra in una valigia, quindi non una cosa piccolissima (tipo una lettera, un pizzino) altrimenti la valigia sarebbe stata esagerata, ma nemmeno troppo grande altrimenti dentro una valigia non sarebbe entrata.
Ed inoltre “quella roba” è anche una cosa non pronta subito, che va preparata, la Signora Siena lo ripete due volte.
Che può essere? Del cibo? Dei libri? Delle riviste?
Cosa c’era da trasportare da Ariccia a Roma rimane un mistero, ma il biglietto postale esiste ed è testimone di qualcosa realmente accaduto.
E voi, lettori, che idea vi siete fatti?
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