Se oggi la mamma ha una qualsiasi difficoltà ad allattare il proprio nascituro, il latte artificiale risolve ogni problema. In passato, invece, quando il latte artificiale non esisteva, si affidava il neonato a una nutrice o balia.
Tempo fa diverse potevano essere le situazioni che determinavano tale necessità.
A seguito di malattie, più diffuse a causa dell’assenza o dell’inefficacia delle cure di allora, la mamma poteva non avere latte. Oppure a causa del decesso della madre per complicazioni durante il parto. Oppure ancora, generalmente per difficoltà economiche, quando il neonato veniva abbandonato in ospedale o in orfanotrofio.
Mentre, tra le famiglie più agiate e benestanti, era proprio un’usanza quella di affidare il pargolo a una balia, di solito scelta tra il personale di servizio, e sufficientemente robusta e in salute dovendo fornire il latte sia al proprio figlio che a quello che le veniva affidato (tanto che spesso si venivano a creare forti legami affettivi tra il neonato, la nutrice e il figlio naturale di quest’ultima, chiamato “fratello di latte”).
Le nutrici venivano pagate tramite le parrocchie. Il pagamento avveniva tramite documenti prestampati che certificavano la retribuzione e tutti i dati della prestazione. Tali documenti su carta pergamenata sono molto rari e difficilmente si ritrovano ben conservati. Qui ne mostro uno datato 28 settembre 1821 (quasi 200 anni fa!).
Siamo a Narni, all’epoca facente parte della Delegazione apostolica di Spoleto dello Stato Pontificio, e all’Ospedale de Projetti della Beata Lucia è ricoverata la neonata Amelia. La nutrice che si occuperà di lei per tre mesi si chiama Vittoria Pinarelli e riceverà un salario di 3 Scudi e 60 Bajocchi dal parroco Luigi Paolucci della parrocchia di Foce. Il documento reca, a sigillo, il bollo in nero della parrocchia. Questo bollo era lo stesso che veniva utilizzato anche sulla corrispondenza in partenza per godere dell’esenzione dal pagamento della tariffa postale.
Per la cronaca, uno Scudo all’epoca aveva un potere d’acquisto all’incirca pari a 60/65 Euro odierni, pertanto la prestazione di Vittoria venne pagata circa 200 Euro odierni.
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