UN TELEGRAMMA AL CAPITANO DELLA CENSURA MILITARE

UN TELEGRAMMA AL CAPITANO DELLA CENSURA MILITARE

Siamo in tempi di guerra.
Le comunicazioni, si sa, sono frammentarie e incerte. Spedisci una lettera ma non sai mai se arriverà o meno. Quindi chiedi, hai ricevuto? Metà delle comunicazioni riguardano informazioni sulla corretta consegna o meno di quanto spedito sino a quel momento.

Accade così che una solerte moglie cerca di far avere determinate notizie al marito.
Ma prima di raccontare la storia che c’è dietro, trascrivo il testo della cartolina di oggi, spedita da Parma a Bergamo il 24 febbraio 1943, alle 13:30.

«Mio caro Renzo,
ricevo in questo momento un telegramma ma indirizzato a te e spedito dal dopolavoro di Roma così concepito: Dopolavoro offrevi stagione Teatro Vittorio Emanuele Torino cinque-quattordici marzo duecento giornaliere e viaggi per direzione Rigoletto. Confermare telegraficamente. Senaco.
Io ora corro alla posta per vedere se posso far proseguire a Bergamo il telegramma; in caso contrario te ne spedirò un altro. Ti mando anche questa mia cartolina per espresso in modo che tu possa essere al corrente di tutto. Potrà il Dopolavoro di Roma richiederti al Ministero della Guerra? O potrai avere una licenza concessati lì a Bergamo? Peccato che la città sia Torino in questo momento così poco consigliabile. Tu vedrai quello che ti converrà più o meno fare. Se accettare sì o no. Di qualunque cosa tu abbia bisogno scrivimi o telefona. Tanti baci dalla tua Bianca.»

Come è possibile osservare, si tratta di una cartolina postale, di quelle preaffrancate (per 30 centesimi) per intenderci, a cui il mittente ha aggiunto un francobollo da 1.25 Lire per il servizio Espresso.

Il servizio di consegna venne davvero effettuato per espresso, come attesta il bollo di arrivo a Bergamo, del 25 febbraio 1943, nella fascia oraria 8-9 del mattino.
E, del resto, le notizie che Bianca comunicava al marito Renzo erano assolutamente prioritarie.

Ancora. La cartolina è di quelle di propaganda del regime. Sulla sinistra campeggia in obliquo la scritta VINCEREMO, motto fascista di incitamento alle truppe e alla popolazione, che la guerra sarebbe stata vinta.
Così non fu, ma a febbraio 1943 l’Italia era ancora saldamente in mano al fascismo, sebbene crepe nell’asse italo-tedesco iniziavano a comparire all’orizzonte.

Ma Renzo che faceva a Bergamo?
In quel momento Renzo, capitano dell’Esercito, era inquadrato con compiti molto delicati. Come si legge dall’indirizzo del destinatario, Renzo prestava servizio presso la Censura Militare di Guerra.

Un ufficio fondamentale per quei tempi.
Ne abbiamo già parlato in altre occasioni, in altri ‘sfizi’, ma la censura militare era di fondamentale importanza per le sorti della guerra stessa. Far cadere accidentalmente nelle mani del nemico della corrispondenza che, anche in buona fede, poteva fornire informazioni strategiche era cosa che non doveva accadere.

Per tale ragione, la censura militare in Italia controllava tutta la posta diretta verso il fronte. Vennero creati uffici di censura postale in tutti i capoluoghi provinciali del Regno, colonie comprese.
Non c’era missiva diretta al fronte che non passava da lì.

Ma Renzo era un militare?
In quel momento sì, era un Capitano. Ma nella vita no. E si comprende facilmente, dal testo della moglie Bianca, quale fosse in realtà l’occupazione di Renzo.

All’epoca certamente non erano tanti i direttori d’orchestra. Anzi.
Quindi, forse quel Renzo Martini era un direttore noto?
Ebbene sì.

Renzo Martini (1897-1979), parmense di nascita, si affermò proprio nella città di Parma come direttore d’orchestra nel 1926. Diresse per anni in vari teatri diverse opere, e si fece apprezzare anche come insegnante.
Sotto la sua direzione, nel 1945 debuttò sulle scene Renata Tebaldi.

Insomma, non certamente l’ultimo arrivato.
Per chi volesse approfondire la sua ricca biografia, rimando al dizionario Treccani:
https://www.treccani.it/enciclopedia/renzo-martini_(Dizionario-Biografico)/

Ma alla fine Martini andò a Torino?
Non lo sappiamo, forse no dal momento che nel 1945 lo troviamo già a Parma. Ma non è detto, e non possiamo saperlo.

Quel che possiamo dire con certezza è che Bianca ha riabbracciato il suo Renzo molto presto.
Che poi Renzo fosse anche un noto direttore d’orchestra rende la storia ancora più bella e romantica.
Ma a noi basta già sapere che i due alla fine si ritrovarono.

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