La guerra era già in corso.
Eppure, anche in momenti così drammatici, le vicende quotidiane non erano riposte in soffitta, ma erano anzi argomenti affrontati con vivo interesse.
E’ quanto emerge dalla lettura di questa cartolina postale inviata il 20 novembre 1940 da Siracusa a Lentini (comune sempre in provincia di Siracusa), dove arrivò tre giorni dopo.
Chi scrive è un detenuto delle carceri di Siracusa, tant’è vero che la cartolina viene sottoposta a censura, come attestato dal bollo tondo “PREFETTURA DI SIRACUSA” e da quello rettangolare “DIREZIONE / Carcere Centrale Giudiziario / VISTO PER CENSURA / IL FUNZIONARIO”.
Da parte mia, vista la situazione delicata, ho scelto di nascondere le generalità del mittente e del destinatario.
Questa la trascrizione del testo che lascio inalterato, errori ortografici compresi:
«Carissima [Nome] dopo tando tempo che non ti scrivo, ora vengo e ti faccio sapere che godo ottima salute così spero sentire da te e tutti in famiglia.
Dunque ti devo fare sapere che sono arrabbiato per la bella dinunzia che avveti fatto. Che cosa aveti fatto per rovinarmi, invece vi ingannati. immediatamendi non ritirati la dinunzia vi ne pentireti molto assai perché vi gredeti perché si o fatto la domandina di sponzalizio. ti gredi che non so capaci di rinunziare. o pure ti pare che io ho paura per quella contanna ai sei setti anni nò, se voi voleti che io mi sposo vostra figlia, doveti ritirarvi la dinunzia immediatamenti. non avendo altro da dire, riceveti Saluti e abbracci ha tutti […] amici compeso mio compare Nino franco di sotto mi firmo [Nome] [Cognome] carceri Siracusa»
Quindi, promesso sposo, in galera, e pure denunciato dalla famiglia della futura sposa!
Ma questo matrimonio s’ha da fare o non s’ha da fare?
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