Ci avviciniamo a grandi passi alla stagione estiva che sembra ormai finalmente arrivata, e con essa qualche restrizione in meno per un Covid molto più contagioso ma molto meno letale, e qualche libertà in più.
Ossigeno, in tutti i sensi.
Era il 1973 quando Gabriella Ferri cantava “Tutti ar mare, tutti ar mare, a mostra’ ‘e chiappe chiare“, ma le vacanze estive al mare sono effettivamente parte integrante del nostro costume, della nostra identità. Oggi riusciamo a ritagliarci magari un paio di settimane, ma qualche decennio fa la ‘villeggiatura’ durava da due a tre mesi.
Fondamentale importanza in tutto ciò avevano i lidi, veri e propri presidi familiari, con tanto di vicini d’ombrellone con cui ci si ritrovava di anno in anno: oggi, con l’attuale turismo mordi-e-fuggi, si affittano due sdraio e un ombrellone per mezza giornata; all’epoca si affittava un’intera cabina, e per mesi. Il lido diventava una seconda casa.
In origine, e sino alla metà dell’Ottocento, vere e proprie strutture come uno stabilimento si potevano trovare soltanto nelle località termali.
Dalla seconda metà del XIX secolo si iniziarono a diffondere, invece, sempre più anche nelle località marine: Viareggio, Rimini, Livorno, Lido di Venezia, Alghero, Cagliari.
E proprio a uno di questi lidi storici appartiene l’intestazione della busta commerciale che voglio mostrarvi oggi.
Si tratta della “Cooperativa per Bagni di mare per impiegati e professionisti”, un’impresa di Lido di Venezia attiva già dal 1895 ma il cui atto costitutivo venne depositato alla Camera di Commercio di Venezia il 16 luglio 1898.
La prima concessione alla cooperativa venne assegnata all’altezza di Lungomare Guglielmo Marconi 17, dove attualmente si trova l’Hotel des Bains (inaugurato successivamente, nel 1900).
Nella seconda metà degli anni ’40 la sede venne trasferita di qualche centinaio di metri, all’altezza di Lungomare Marconi 61, dove si trova attualmente sebbene con un altro nome (Miramare).
Naturalmente, incuriosisce, e non poco, il nome originario della cooperativa: era destinata soltanto a impiegati e professionisti? E in che modo era possibile certificare l’appartenenza a una delle due categorie? E poi, perché soltanto impiegati e professionisti? Da dove è scaturita questa scelta?
Domande impertinenti, forse. Ma domande che devono in qualche modo essere passate nella testa anche di qualcun altro.
Un mio carissimo amico di Venezia mi racconta infatti del carteggio tra suo padre e la Cooperativa nel quale il centro della questione era: poteva farci parte qualsiasi impiegato? Cosa si intendeva per professionisti?
Sta di fatto che la scelta di far accedere al lido soltanto impiegati e professionisti deve in qualche modo aver tratteggiato il futuro dello stabilimento. Difatti, se impiegati e professionisti di settimana lavorano, chi sta al mare nel frattempo? Ovviamente, la moglie con la prole.
Di fatto, questo stabilimento diventò automaticamente, e lo è tuttora nell’immaginario collettivo, un lido per famiglie.
«Siamo considerati un po’ la spiaggia delle famiglie veneziane», afferma Paolo Piccolotto, attuale presidente della cooperativa, «e questo ci inorgoglisce.»
Le informazioni che ci fornisce questa busta tuttavia non terminano qui.
Come è possibile osservare, la busta parte raccomandata il 22 agosto 1957 da Venezia ed è diretta a Piove di Sacco (Padova) dove arriva l’indomani (bollo di arrivo al verso).
Sia nel bollo di partenza che nell’etichetta di raccomandazione compare un nome che ci fa per un attimo balzare dalla sedia: LIDO EXCELSIOR – VENEZIA.
Cosa c’entra il Lido Excelsior con la Cooperativa?
Il 21 luglio 1908, alla presenza di circa 3000 invitati, veniva inaugurato uno dei più fastosi palazzi di Venezia: l’Excelsior Palace Hotel. Era un albergo di lusso, ma era anche uno stabilimento, grazie alla sua posizione privilegiata direttamente sull’arenile del Lido.
La struttura attirò facoltosi ospiti di tutta Europa, e accrebbe la sua fama negli anni quando alle attività di base vennero affiancate altre attrazioni, come una sala d’azzardo (ad anticipare il Casino che venne costruito solo nel 1938) o la Mostra del Cinema (organizzata a partire dal 1932 nell’ampia terrazza dell’albergo, prima che venisse costruito l’apposito Palazzo del Cinema nel 1937).
Tutte queste attività, tutto questo fervore, tutti questi ospiti, non potevano avere come conseguenza che l’apertura di un ufficio postale che potesse soddisfare la gran mole di corrispondenza, soprattutto in partenza (si pensi alle cartoline dei turisti), che in quei luoghi doveva circolare.
Generalmente, nelle strutture alberghiere più frequentate era prassi istituire una “agenzia postale”, ovvero un piccolo ufficio postale dato in concessione in una determinata località o collocazione a privati che ne facevano richiesta.
Tutti i più grandi alberghi ne erano dotati, ma anche le terme e i lidi più rinomati (Jesolo Spiaggia, Recoaro Terme, Salsomaggiore Terme Berzieri, Mondello Lido, etc). E naturalmente tutti provvisti di apposito timbro per bollare la corrispondenza.
Vista la gran mole di persone che gravitavano intorno all’Excelsior di Venezia, al Ministero delle Regie Poste dovettero pensare che, forse, un’agenzia postale in quel luogo fosse troppo riduttiva. E quindi venne aperto un vero e proprio ufficio postale.
Compare per la prima volta nell’elenco ufficiale degli uffici postali del 1913, ma iniziò la sua attività già dal 1910. Venne chiamato “Lido Excelsior”, era un ufficio di prima classe, dotato di telegrafo lineare, e gli venne assegnato il ‘frazionario’ 67-70 (i frazionari erano coppie di numeri con i quali si usava identificare gli uffici: il primo numero identificava la provincia, il secondo l’ufficio all’interno di quella provincia; in questo caso, 67 Venezia, e 70 Lido Excelsior).
L’ufficio, che non ha mai cambiato denominazione, fu attivo sino a qualche anno fa al civico 109 di via Sandro Gallo, 300 metri più in là della sede originaria.
Il lido dell’Excelsior era in chiara competizione con la Cooperativa, sebbene il target fosse decisamente diverso: il turista facoltoso nel primo, la famiglia veneziana nel secondo.
Tuttavia, per una curiosa ironia della sorte, le missive spedite della Cooperativa venivano bollate con il timbro della concorrenza, con il “Lido Excelsior – Venezia”.
Che beffa!
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