Partiamo con il dare per scontato che tutti conoscano Giuseppe Mazzini.
Giusto?
Nel pensiero mazziniano grande rilevanza ebbe la religione, tanto da assimilare la sua dottrina a una “religione politica”.
L’intreccio tra religione e politica era talmente profondo che nel 1835 intitolò il suo saggio sulla nazionalità “Fede e Avvenire”.
Proprio a questo saggio si ispirò il settimanale politico filo-repubblicano edito a Messina, “Fede e Avvenire”, con sede in via di Porto Salvo n.6.
E per capire il contesto entro cui operò tale settimanale nella seconda metà dell’Ottocento a Messina, molto utile risulta un articolo di Marcello Mento pubblicato nel 2016 su La Gazzetta del Sud in merito al maxiprocesso alla mafia tenutosi a Trapani nel 1873.
In quell’occasione, i 22 accusati di omicidi e associazione a delinquere vennero tutti assolti per assenza di prove, e si insinuò il dubbio che la pubblica accusa volesse in qualche modo colpire gli avversari politici repubblicani.
Addirittura si arrivò a pensare che la parola “mafia” fosse l’acronimo di “Mazzini autorizza furti incendi e aggressioni”.
Mazzini aveva invece molto seguito a Messina tanto che nel 1866, invalidate due elezioni che lo identificavano come vincitore, vinse alla terza e nulla e nessuno poté più dire nulla.
Il processo, quindi, altro non fu che la trasposizione in un’aula di tribunale della lotta esistente in città tra conservatori e repubblicani, lotta che vide contrapporsi anche la stampa con “L’Aquila Latina”, giornale moderato, da una parte, e “L’Operaio” e “Fede e Avvenire”, repubblicani, dall’altra.
Questo il contesto entro cui va letto il documento postale di oggi, un piccolo piego inviato da Messina il 20 maggio 1870 e indirizzato a Carlentini (Siracusa) dove giunse lo stesso giorno.
Mittente è appunto il giornale “Fede e Avvenire” che sollecita al destinatario il pagamento per la corrente serie del giornale, ammontante a Lire 2.
Singolare la frase che accompagna il sollecito: «Sappiate intanto che il ritardo mi nuoce sufficientemente.»
Sufficientemente!
E questo perché?
Perché l’ira fiscale, come è indicato nella missiva, si è abbattuta su questo «periodico sostenuto da veri Patrioti».
Indubbiamente, la contrapposizione politica era a tutto campo e non conosceva mezze misure, utilizzando qualsiasi mezzo pur di ottenere un risultato.
A distanza di circa 150 anni, trovate qualche differenza con la situazione recente/attuale?
Ai posteri l’ardua sentenza!
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