TI CERCO E NON TI VEDO!

TI CERCO E NON TI VEDO!

«Io cerco la Titina,
La cerco e non la trovo,
Io cerco la Titina,
Chissà dove sarà.»

Chi ricorda queste strofe?
Iniziava così “Io cerco la Titina” (Di Napoli – Daniderff), celebre brano pubblicato nel 1942 per Fonit (numero di catalogo 12042), cantato da Natalino Otto e musicato dal Quintetto ritmico di Milano diretto da Zuccheri (alla chitarra).

Natalino Otto, all’anagrafe Natale Codognotto (1912-1969), è stato un cantante molto prolifico a cavallo della Seconda guerra mondiale. Rimane negli annali per essere stato il primo a introdurre il genere swing in Italia.
La stessa “Io cerco la Titina” appartiene a quel genere.

Erano gli anni ancora dei grammofoni e dei dischi a 78 giri in gommalacca, ma erano anche gli anni dei primi magnetofoni e soprattutto delle radio in legno di mogano e le alette del diffusore (unico!) in vetro smerigliato. Vega, Phonola, Zenit: era sufficiente un nome per evocare un mondo.

La canzone venne riproposta poi nel 1973 da Gabriella Ferri, a modo suo, ma ai fini del nostro sfizio ci interessa poco.
Quel che ci interessa, invece, è che la prima versione del brano, come detto, è del 1942.

Non può infatti essere un caso se la cartolina protagonista dello sfizio di oggi è datata appunto 12 dicembre 1942, stesso anno.
Leggiamo subito il testo.

«Ti cerco e non ti vedo, dove sei? Con Iorch? Bà… non fare scherzi! Bacioni infiniti, Lola.»

Non sembra anche a voi che il mittente abbia voluto in qualche modo parafrasare il brano musicale che, evidentemente, in quel momento andava nelle radio?

La cartolina è spedita da Brescia, anche se il bollo postale è di Porzano, piccola frazione del comune di Leno distante una ventina di km da Brescia, ed è indirizzata a Lollo a Civita Castellana, comune della provincia di Viterbo, “Fermo Posta”.

Indirizzare una missiva Fermo Posta, o “ferma in posta” significava ‘bloccarla’ presso l’ufficio postale di destinazione finché il destinatario non andava a ritirarla. Era un servizio molto utile soprattutto ai viaggiatori.

Ma al di là del riferimento musicale e delle note tecniche, il testo della cartolina apre più di un interrogativo.

Di primo acchito sembrerebbe un pungente e diretto messaggio geloso.
Lola scrive a Lollo bacchettando e intimando, ma poi termina con infiniti bacioni.

Ti cerco e non ti vedo, dove sei?” significa che forse Lollo non si faceva sentire, non scriveva?
Oppure bisognava leggere tra le righe?

E chi era Iorch?
Era una persona che di cognome faceva Iorch (perché come nome proprio di persona non esiste)?
O era l’anagramma di un altro nome o cognome (ad esempio, Rochi)?
O era proprio un nome in codice?

E che scherzi avrebbe potuto fare Lollo?
Flirtare con un’altra donna?
Oppure?

E ancora… Quell’indirizzo, appuntato a sinistra del francobollo, di una terza persona (o di Lola?), a Torino o Trino (non si comprende bene), comunque un luogo ben lontano dalla Brianza o dal Viterbese.

E infine: i quattro cucciolotti raffigurati sul lato illustrato della cartolina. Che c’azzeccano con il messaggio inviato da Lola?
Anche questi, forse, fanno parte di un messaggio in codice più complesso?

Siamo nel 1942, la guerra imperversa in Europa da tre lunghi anni, i francobolli di propaganda invadono la corrispondenza (“Armi e cuori devono essere tesi verso la meta” è la frase di Mussolini riportata sul francobollo, a inneggiare le truppe).

In Italia vi è calma apparente, i nostri soldati combattono altrove, su altri fronti, in particolare in quella sciagurata campagna di Russia… Solo le loro famiglie sentono sulla pelle il puzzo rancido della guerra e della morte.
Il malcontento esiste, il dissenso al regime pure, e la rete tessuta per tanti anni della clandestinità antifascista è attiva come non mai.

Questa cartolina appartiene a quella rete?
Visto il criptico messaggio verrebbe da pensarlo.
Certo è che, se così non fosse, ah caro Mimmo, come ti vedo male!!

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