Tra le tante tasse, balzelli e trattenute varie, una delle più note a tutti, soprattutto in questo periodo dell’anno in cui si rinnova, è il Canone RAI.
In tempi non tanto remoti, per farlo digerire agli italiani hanno anche provato ad abbinarlo alla Lotteria Italia: l’abbonato “in prima fila” in regola con l’abbonamento aveva infatti diritto a partecipare a delle estrazioni settimanali.
Sta di fatto che il canone è una tassa vecchia come il cucco e non riguarda affatto la televisione, in quel momento ancora non ‘inventata’.
Risale addirittura al Regio Decreto-legge 21 febbraio 1938, n. 246, convertito in Legge 4 giugno 1938, n. 880 “Disciplina degli abbonamenti alle radioaudizioni” (Gazzetta Ufficiale n. 78 del 5 aprile 1938).
L’Articolo 1 recita:
«Chiunque detenga uno o più apparecchi atti od adattabili alla ricezione delle radioaudizioni è obbligato al pagamento del canone di abbonamento, giusta le norme di cui al presente decreto.»
Il balzello di 81 Lire per anno solare (come determinato dall’art.2 del medesimo decreto), quindi, non è sulla ricezione del segnale, ma sulla ‘detenzione’, sul possesso, di un apparecchio atto a ricevere detto segnale.
All’epoca, e a decorrere dal Regio Decreto-Legge 17 novembre 1927 n. 2207, era stato istituito l’EIAR, Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche, speciale ente concessionario (per la durata di 25 anni) del servizio delle radioaudizioni circolari per l’Italia e le Colonie italiane del bacino del Mediterraneo.
Tra l’altro forse pochi sanno che la RAI, che tutti conosciamo, è l’acronimo di “Radio Audizioni Italia”, la nuova denominazione che assunse l’EIAR a partire dal Decreto Legislativo Luogotenenziale 26 ottobre 1944 n. 457.
Inizialmente, quindi, il canone venne introdotto sul possesso di un apparecchio radiofonico. Nel 1954, quando venne avviata la diffusione televisiva, il canone incluse anche gli apparecchi televisivi, e la “RAI” divenne “RAI Radiotelevisione Italiana”.
Quando poi, nel 1977, si iniziarono a distribuire apparecchi televisivi a colori, il canone si differenziò per TV in bianco e nero e per TV a colori, e questa doppia tariffa perdurò sino al 1991 per poi essere unificata (non aveva più senso fare questo distinguo).
Il canone fu una delle tasse maggiormente evase (si stima che il 25% degli italiani non lo pagasse), e per tale ragione venne dal 2016 incluso in automatico nella bolletta elettrica.
Il 29 ottobre 1943, quindi, data di spedizione della cartolina (postalizzata il giorno successivo, 30 ottobre) protagonista dello sfizio di oggi, il mittente Luciano non poteva che possedere che un apparecchio radiofonico.
La cartolina in questione altro non è che una “Denuncia di disdetta”, come recita il testo prestampato sulla cartolina stessa.
Nella fattispecie, il sig. Luciano, «…iscritto nel ruolo degli abbonati alle radioaudizioni del Comune di Reggio Emilia al n.5965 dichiara che col giorno 1 gennaio 1943 non intende più usufruire delle radioaudizioni, pur detenendo l’apparecchio presso di sé. Chiede pertanto il suggellamento…»
Questo era naturalmente il testo prestampato cui il sig. Luciano si attenne scrupolosamente, riempiendo i campi da compilare.
Il motivo della disdetta era però un altro, ed è appuntato dalla grafia dello stesso sig. Luciano sul fronte della cartolina.
Scrive:
«Ceduto l’apparecchio al Sig. Fergnani Alfredo abitante a Bologna via Piombo 10 già abbonato col numero 1126.»
Il ‘possesso’ dell’apparecchio, quindi, non era più del signor Luciano ma del signor Alfredo, già abbonato.
Sarà stato vero?
O era un escamotage per non pagare l’abbonamento e nemmeno la tassa di disdetta di 10,20 Lire per il suggellamento dell’apparecchio?
A fine ottobre 1943 Bologna e Reggio Emilia erano tecnicamente governate dalla Repubblica Sociale, di fatto militarmente invase dalla Germania.
A partire dal luglio del 43 Bologna fu oggetto di bombardamenti aerei alleati.
Il raid aereo più devastante avvenne la mattina del 25 settembre 1943, circa un mese prima della cartolina spedita dal signor Luciano, quando 71 aerei quadrimotori americani B-17, le cosiddette “fortezze volanti”, arrivarono sulla città senza che l’allarme antiaereo suonasse: 936 furono i morti.
Il signor Luciano evidentemente non era tra questi sfortunati, ma è chiaro che in città in quel momento vigeva il caos e una fortissima tensione. Una polveriera pronta a esplodere, come infatti accadde a partire dall’anno successivo (ma questa è un’altra storia).
Che il signor Luciano approfittò di quel caos per svicolare un balzello magari da lui ritenuto iniquo?
E’ chiaro che non lo sappiamo, e forse non lo sapremo mai.
Ma è chiaro anche che in quel momento le 81 Lire del canone annuale del signor Luciano di certo erano l’ultimo dei problemi…
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