UNO DI NOI DUE POTREBBE ANCHE MORIRE…!

UNO DI NOI DUE POTREBBE ANCHE MORIRE…!

«Mia cara Tullia,
uno di noi due potrebbe anche morire; e l’altro nulla saprebbe.
Pensa che terribile cosa.
Io ti amo tanto, mia Tullia cara.
Enricolo»

Questo il testo di un biglietto postale di 50 centesimi spedito dalla Spezia il 19 dicembre 1938 e diretto a Bolzano dove giunse l’indomani.

Certo, visto così si potrebbe pensare a un eccessivo spirito pessimistico del mittente. E che diamine, perché mai dovreste morire!

Però, se si inquadra tutto nel contesto di un regime giunto all’apice del suo carattere dittatoriale con le leggi razziali approvate un mese prima, dei venti di guerra che soffiano dal nord Europa e che arrivano gelidi in tutto il mondo, della distanza fisica tra mittente e destinatario, dell’assenza di comunicazioni se non tramite lettera scritta, allora appare chiaro che sì, è un’ipotesi buia e pessimistica, però effettivamente reale.

Mittente e destinatario, inoltre, non sono due illustri sconosciuti, tutt’altro!
Il mittente era lo scultore Enrico Carmassi, il destinatario la pittrice Tullia Socin.

Tullia Socin nacque il 7 gennaio 1907 a Bolzano dove il papà aveva trasferito tutta la famiglia dalla val di Non per avviare una fabbrica di fisarmoniche e strumenti musicali, la “Fidel Socin”.

Gli studi umanistici cui l’adolescente Tullia era stata avviata dalla famiglia le vanno stretti. Nel 1925 si iscrive quindi alla Regia Accademia di Belle Arti di Venezia dove sette anni dopo consegue la licenza di “pittore accademico”, sotto la guida del Maestro Virgilio Guidi.

Inizia quindi a girare: Parigi, Roma, e ogni tanto ritorna a Bolzano. La sua produzione è prolifica, e alcune volte in linea con i dettami del regime (partecipando ad alcuni concorsi pubblici), un regime che mai disdegnò le arti figurative e anzi le utilizzò a fini di propaganda.

Lo scoppio del conflitto mondiale coincide con una sorta di silenzio stampa artistico. Oltretutto, viene sfollata a Castelrotto e poi nella casa materna nella val di Non.
In questo periodo, e precisamente nel settembre 1943, sposa Enrico Carmassi, classe 1897, quello “Enricolo” mittente della ‘nostra’ missiva.

Anch’egli noto e apprezzato artista, Maestro scultore della scuola carrarese, dalla Spezia è costretto a spostarsi in Piemonte a seguito della distruzione e saccheggio del suo studio durante il secondo conflitto mondiale.

L’unione privata è anche unione artistica: i due sposi si integrano perfettamente, arricchendo il bagaglio artistico dell’altra/o ma mai ostacolandosi o condizionandosi.
Enrico si spegne nel 1975, Tullia vent’anni dopo.

Per chi voglia approfondire i profili dei due artisti, suggerisco di visionare il sito web della Fondazione Socin www.fondazionesocin.it dalle cui pagine ho tratto le informazioni necessarie a scrivere questo contributo.

La ‘nostra’ missiva, quindi, si inserisce in quel periodo storico in cui Enrico si trova ancora alla Spezia, Tullia a Bolzano, e i due non sono ancora sposati.

Quindi, caro Enrico, nessuno di voi due è morto in quegli anni… i tuoi erano solo brutti pensieri, sì dettati dallo sconforto del momento, di non avere modo di rivedere la tua amata Tullia, ma infine solo brutti pensieri.

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