HO IL MAL DI GOLA!

HO IL MAL DI GOLA!

Se abbiamo un appuntamento e non possiamo andare, che facciamo?
Telefoniamo per disdire, no?
Oppure, sempre per disdire, mandiamo un messaggino SMS o WhatsApp, giusto?

Sì, è vero, ci sta anche chi non se ne importa nulla e nemmeno avvisa.
Basti pensare, ad esempio, alle visite mediche. Credo che vi sia capitato almeno una volta nella vita di prenotare una visita o un esame e quindi di ricevere, a ridosso di essa/o, una telefonata dalla struttura medica per avere conferma, no?
E questo perché, evidentemente, la gente spesso prenota e poi non va.

Tutto ciò si riconduce a due semplicissime paroline che, evidentemente, molta gente spesso dimentica: educazione e rispetto.

Non avvisare che non si andrà ad un appuntamento è segno anzitutto di maleducazione o ineducazione. Ed è inoltre totalmente irrispettoso nei confronti di chi ha impegnato parte del proprio tempo (che avrebbe potuto dedicare benissimo ad altro) o nei confronti di chi lavora.

Oggi purtroppo questo spesso accade, ed è chiaramente segno dei tempi.
Tempi tristi, evidentemente.
Tristissimi.

Ma un tempo accadeva la stessa cosa?
Sono io che esagero e invece non è cambiato nulla, si è sempre fatto così?
Nemmeno per sogno.

Siamo a Roma. Una cartolina parte in tariffa Espresso il 22 ottobre 1928. Non vi è un bollo di arrivo/consegna, ma fidatevi, sarà stata consegnata in giornata, probabilmente dopo poche ore dall’impostazione.
L’affrancatura è correttissima: 15 centesimi per la cartolina entro il distretto, e 1.25 Lire la sovrattassa espresso, otto volte tanto la tariffa semplice.

Possiamo anche sapere quale ufficio si occupò della consegna espresso, quello di via Nazionale, come appunto riportato nell’etichetta che venne applicata parzialmente sopra i francobolli.
Che serietà. Che rigore. Che precisione. Vero?

La cartolina è indirizzata al “Maestro Nerilli”.
Una veloce ricerca in rete è quasi del tutto infruttuosa, però si viene a sapere che il maestro Armando Nerilli insegnava canto e fu attivo almeno sino al 1947. E questo ci basta.

Chi scriveva nel 1928 al maestro Nerilli? Leggiamo insieme il testo della cartolina.
«Gentilissimo Maestro, Causa il mal di gola sarà difficile che io possa prendere la lezione domani. Mi farà molto piacere se potrò venire giovedì, in caso contrario la prego di telefonarmi, il numero è 30-563. Distinti saluti, Isa Spadavecchia.»

E chi era Isa Spadavecchia?
Anche su di lei non ho trovato notizie in rete, ma su un paio di riviste dell’epoca compare il suo nome. Era un soprano.

Sul Radiocorriere n.27 del 1935 si informa che il 3 luglio sulle frequenze radio di Roma e Napoli, alle ore 17:50, verrà trasmesso un concerto vocale e strumentale che comprende un brano estratto da “I Rantzau” di Pietro Mascagni e precisamente «Fa che i pensier non tornino», una romanza di acceso lirismo. Soprano: Isa Spadavecchia.

Su The Indian Listener n.21 del 22 ottobre 1936 si da notizia che l’11 novembre, sulle frequenze di Roma lunghezza d’onda 25.40, dalle 19.30 in poi verrà trasmesso un concerto vocale di Isa Spadavecchia (soprano) e Carlo Platania (baritono).

Quindi, non un soprano di grande fama, ma nemmeno una perfetta sconosciuta.
Ma torniamo al messaggio di Isa.

Prima considerazione. Isa avvisò il maestro in tempo della sua assenza a lezione. Isa pagò otto volte la tariffa ordinaria per la sovrattassa Espresso, per essere sicura che la sua cartolina giungesse velocemente, e senz’altro così accadde.

Seconda considerazione. Isa avvisò il maestro con una cartolina, ma avrebbe potuto farlo tramite il telefono, visto che lo aveva.
Perché non lo chiamò?
Sicuramente per non invadere troppo, con il suo ‘misero’ problema, l’importante vita del suo maestro. Segno di grandissima sensibilità, educazione e rispetto.

Terza considerazione. Il telefono. Siamo nel 1928.
Il telefono era certamente un’invenzione ormai diffusa e in uso, ma badiamo bene al numero di telefono di Isa: 30.563. Trentamila abbonati a Roma. I dati dicono che in Italia, nel 1925 (quindi poco prima della cartolina di Isa), gli abbonati in tutta la nazione fossero 130.000.
Uno strumento diffuso, quindi, ma non per tutti.
Sia Isa che il maestro evidentemente appartenevano all’alta borghesia.

In definitiva, Isa con il suo messaggio pone il maestro nella condizione di sapere che l’indomani non andrà a lezione (così il maestro ha il tempo di riorganizzarsi la giornata), che andrà giovedì (per cui la lezione non è annullata, solo posticipata), che se l’appuntamento di giovedì non va bene la può sempre avvisare telefonicamente (si rende disponibile ad essere raggiunta telefonicamente in qualsiasi momento), e che tutto questo non è causato da un capriccio ma da un motivo ben valido per un soprano (il mal di gola).
In poche righe Isa ha saputo più e più volte essere educata e rispettare il suo maestro.
Chapeau.

Tuttavia, chiudo con una nota maliziosa, ma senza alcuna cattiveria, anzi, giusto per sorriderci un po’ su.
Ma non è che con tutta questa storia Isa voleva solo trovare il pretesto per dare il suo numero di telefono al maestro???

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