UN MEDICO IN FAMIGLIA

UN MEDICO IN FAMIGLIA

Dal 1998 al 2016, per dieci stagioni, su Rai 1, è andata in onda una fiction molto popolare, con grande riscontro di pubblico, dal nome “Un medico in famiglia”. Forse vi è capitato di vederne una o più puntate. Nel cast spiccavano nomi come Lino Banfi (“nonno Libero”), Claudia Pandolfi, Giulio Scarpati.

Parafrasando il nome di quella fiction, ma andando ottanta / novanta anni indietro, ritroviamo il primo curioso documento postale protagonista dello sfizio di oggi, un comune biglietto postale di 60 centesimi sovrastampato per 50 centesimi.

Il biglietto è spedito il 2 febbraio 1928 molto probabilmente da Bologna (ma non è dato sapere con certezza, per i motivi che adesso diremo) e diretto a Venezia dove giunse il giorno stesso (!).

Può stupire il fatto che una missiva spedita da una città giungeva in un’altra città il giorno stesso dell’impostazione, ma all’epoca era normale (la posta in quanto unico mezzo di comunicazione doveva essere veloce) e soprattutto era normale in quanto viaggiata tramite un “messaggere postale”.

Questa figura postale, il messaggere, altro non era che un addetto postale in servizio lungo una tratta ferroviaria, che raccoglieva la posta imbucata in una stazione ferroviaria e la trasportava fisicamente verso la sua destinazione. Era dotato di timbro proprio che apponeva appunto sulla corrispondenza da lui trasportata e che recava la dicitura “[stazione di partenza]-[stazione di arrivo]” o “MESS. [stazione di partenza]-[stazione di arrivo]”. Nel nostro caso “BOLOGNA – VENEZIA”.

Ma torniamo al nostro documento.
«Cara mamma, Ricevo tua di ieri ed ho piacere sentirti meglio. Però sta bene le conseguenze dell’età, ma visitina di un dottore ed una qualche cura rinforzante magari del cuore non farebbe mai male. La Edda da ieri non ha più febbre ed il medico stasera le ha data per guarita. Come vedi è stata una semplice forma influenzale risoltasi presto. Tanti saluti e baci anche alla altra suocera. 2/2 28»

E poi, con un’altra grafia, incerta e tremolante: «Cara nonna domani mi alzo per ché sto bene. Edda»
Che dolce, Edda!

E’ evidente, quindi, che il mittente si intendesse di medicina, sebbene si mantenga un po’ sul vago.
Si potrebbe allora pensare: ok Sfizi.Di.Posta, va bene, sarà stata una figlia un pochino apprensiva, mica per forza deve essere un medico.

Certo, d’accordo, è vero.
Ma allora che mi dite di questo secondo documento che ho avuto la fortuna di rinvenire insieme al primo?

Si tratta di un altro comune biglietto postale da 50 centesimi spedito il 20 marzo 1929, un anno dopo il precedente. Anche in questo caso, la città di partenza è molto probabilmente Bologna ed è diretto a Venezia dove giunse il giorno stesso. Mittente e destinataria sono gli stessi del biglietto precedente, e anche in questo caso il biglietto viaggiò tramite il messaggere postale Bologna-Venezia (stavolta il bollo è “MESS. BOLOGNA – VENEZIA”).

Ma torniamo al nostro documento e leggiamone insieme il contenuto che trascrivo sebbene sia perfettamente leggibile senza trascrizione essendo scritto a macchina.

«Cara mamma
E’ un guajo il persistere del tuo malessere. Seguitare prendere Aspirina alla tua età è un indebolimento al cuore. Piuttosto se hai bisogno di sudare, cerca di ottenere il risultato in altra maniera. Bevande spiritose calde coperte calde etc; in modo di prendere molto eccezionalmente l’aspirina e sempre di quella con la Caffeina.
Pel catarro, mi è stato indicato come un rimedio straordinario per i vecchi, l’Olio di merluzzo ed il creosoto.
Consigliati magari anche col Farmacista e provane una bottiglia nella proporzione: 250 grammi Olio merluzzo, su 5 (cinque) grammi di creosoto. Un cucchiajo da tavola ogni mattina, gustandoti poi la bocca con un pezzo di pane, trattandosi di medicina pestilenziale.
Provala, consigliati, ed al caso mi dirai la spesa.
In una maniera o nell’altra bisogna ti tolga il catarro, perché un altro inverno tornerà presto, lesto ed i trapassi violenti dal freddo al caldo (più che dal caldo al freddo) sono fatali ai vecchi.
Scrivimi se prendi questo rosolio e ciao.»

L’uso di una macchina da scrivere, nel 1929, non certo uno strumento presente in tutte le case, lascia intendere il livello di cultura e istruzione del mittente, cosa che viene confermata dal perfetto italiano utilizzato nello scrivere e, soprattutto, dalle istruzioni fornite.

Se con il primo biglietto del 1928 si poteva dubitare sull’essere apprensivo della figlia della signora Carlotta, adesso appare più evidente che il mittente si intendesse di medicina e di farmaceutica, sebbene prediligesse l’aspetto omeopatico delle sostanze, preferendo per il catarro olio di merluzzo al posto dell’aspirina o di un qualsiasi mucolitico o fluidificante.

Probabilmente la mamma aveva la febbre, e la abbassava con l’aspirina (ecco perché sudava), ma la figlia riporta un effetto collaterale del tutto inesistente: l’aspirina non indebolisce affatto il cuore, anzi, ne è il maggiore alleato, riducendo (assunta in misura preventiva) il rischio di trombosi, ictus e infarto.

L’olio di merluzzo che il mittente trova “straordinario” contro il catarro, è tornato di recente in voga in quanto depositario dei cosiddetti AGE, Acidi Grassi Essenziali, acido alfa-linolenico (ALA), acido eicosapentaenoico (EPA) e acido docosaesaenoico (DHA), ma all’epoca di tutto questo non era dato sapere.

Per quanto riguarda il creosoto, che il mittente nomina quale solvente per l’olio di merluzzo, si tratta di una sostanza derivante dalla distillazione di legna o di catrame. Per lungo tempo si è ad esso attribuito un potere antisettico, anticatarrale e antipiretico.

Certo è che olio di merluzzo e creosoto insieme dovevano produrre una sostanza a dir poco vomitevole tanto che il mittente stesso raccomanda di rifarsi la bocca col pane una volta ingerita la “medicina pestilenziale”.

Insomma, se non era un medico di certo si intendeva di medicina, magari aveva nelle sue disponibilità a portata di mano un’enciclopedia di medicina.
Un medico in famiglia del tutto sui generis.

Riproduzione riservata.

P.S.: non c’entra nulla con questo sfizio, lo so. Ma tra un sorriso e una suggestione, con questo sfizio in cui si celebra, se volete, l’amore filiale e che riguarda tre donne di tre generazioni differenti, da nonna Carlotta alla nipotina Edda, voglio ricordare che oggi, 25 novembre, si celebra la Giornata contro la violenza sulle donne.

A tutte quelle donne che subiscono violenza, di ogni genere, dico: DENUNCIATE! Se non lo fate voi, non lo farà nessuno! E mentre denunciate pensate che l’amore vero, puro e incondizionato esiste, ed è quello di questa figlia che si prende cura della madre anche a distanza, di quella nipotina Edda che saluta nonna Carlotta. L’amore è sorriso, è stare bene: se un uomo non ti fa sorridere, non è un uomo.

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