Se nomino Don Luigi Sturzo probabilmente diversi di voi sapranno chi è e cosa egli abbia significato per la politica italiana dal Novecento in poi.
Per i pochi che non sanno chi sia faccio un brevissimo riassuntino.
Nato a Caltagirone (Catania) nel 1871, ordinato sacerdote nel 1894, segretario generale dell’Azione Cattolica dal 1915, nel 1919 fondò il Partito Popolare Italiano di cui fu segretario politico sino al 1923 quando fu costretto a dimettersi in rotta con il partito che appoggiava il regime totalitario del fascismo.
Rifugiatosi all’estero dal 1924, rientrò in Italia nel 1946 dopo il referendum che decretò la vittoria della Repubblica sulla Monarchia. Pur partecipando alla vita politica e pur continuando a sostenere l’impegno cattolico nella politica, non aderì mai alla Democrazia Cristiana. Morì nel 1959 ricoprendo l’incarico di giudice dell’Alta Corte dell’Assemblea regionale siciliana.
Al di là del processo ecclesiastico di beatificazione, è comunque indubbio che le azioni e il modo di vivere la politica di Don Sturzo lo pongono su un terreno di altissimo livello democratico e liberale tanto che, per molti, è tuttora un esempio da seguire, un riferimento.
In questo contesto storico e umano può pertanto apparentemente stridere il documento postale protagonista dello sfizio di oggi, ma vedremo che in fin dei conti tanto anormale non è.
Parliamo di una lettera partita da Roma il 19 giugno 1922 e diretta a Treviso dove giunse il giorno dopo.
Il mittente sulla busta non è riportato, è anonima. Il destinatario, invece, per evitare qualsiasi genere di problema o difficoltà, è stato volutamente oscurato. Del resto, ai fini di quanto questo sfizio ha da raccontare, il nome è decisamente secondario e irrilevante. Lo chiameremo, per comodità, Mario Bianchi.
All’interno della busta troviamo due fogli.
Il primo è datato 17 giugno 1922, due giorni prima della spedizione.
Si tratta di un foglio ciclostilato, preconfezionato, e che doveva essere riempito con alcuni dati sul momento.
Nello specifico si tratta di una risposta ad una richiesta di raccomandazione relativa appunto al sig. Mario Bianchi. Il tutto su carta intestata al Prof. Don Luigi Sturzo, via di Ripetta 102, Roma.
E precisamente:
«Mi fo premura d’inviare la risposta avuta dal Ministero LL.PP. in seguito al mio interessamento a favore del Sig. Mario BIANCHI che mi era stato raccomandato.
Saluti distinti.
Per il Prof. Don Sturzo
Il Segretario Particolare
Bonanno»
Quindi, Mario Bianchi aveva chiesto di essere raccomandato al Ministero dei Lavori Pubblici, e don Sturzo rispondeva a questa richiesta allegando la risposta ricevuta al suo interessamento, che leggiamo nel secondo foglio datato tre giorni prima, 14 giugno 1922, e intestato al Sottosegretario di Stato per i Lavori Pubblici:
«Caro Professore,
Per l’articolo 3 del Regio Decreto 2 Febbraio 1922, N° 198, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del Regno N° 57, spetta al Direttore dell’Ufficio Tecnico Speciale per la costruzione delle Ferrovie Secondarie Sicule con sede in Palermo fare proposte per l’assunzione del personale occorrente ai lavori per la costruzione delle ferrovie suddette.
Ho segnalato quindi la richiesta del tuo raccomandato Signor Ing. Mario Bianchi al predetto funzionario perché voglia tenerne conto negli eventuali bisogni che gli si presentassero di assumere nuovo personale da adibire ai lavori dianzi accennati.
Cordiali saluti.»
Un elegante “le faremo sapere”.
Questo secondo foglio è appunto indirizzato all’Illustrissimo Signor Prof. Don Luigi Sturzo, Segretario Politico del Partito Popolare Italiano, via Ripetta 102, Roma.
Quindi, il nostro destinatario che abbiamo rinominato Mario Bianchi era un ingegnere e quindi pertinente era la richiesta al Ministero dei Lavori Pubblici per un impiego nella costruzione delle Ferrovie Secondarie Sicule.
Infatti, proprio in quel periodo, e in virtù del Decreto-Legge 24 novembre 1921 n.1696, si era dato avvio a grossi lavori di ammodernamento della rete ferroviaria siciliana, e pertanto a cecio era arrivata la richiesta dell’ingegnere Mario Bianchi.
Ma la considerazione più grande e importante a mio avviso occorre farla sul primo foglio, quello ciclostilato, dove il Segretario Particolare doveva aggiungere solo il nome dell’istituzione oggetto della raccomandazione e il nome e cognome del raccomandato.
Il fatto stesso che venne approntato un foglio siffatto sta a significare che di raccomandazioni se ne facevano tante, tantissime. E questo perché era un po’ la prassi del periodo e che non ci sia quindi nulla di rilevante o di scandaloso in questa missiva di Don Sturzo.
Ciò che fa assumere alla “raccomandazione” un significato e un’accezione totalmente negativi è l’uso distorto e clientelare che ne è stato fatto nel tempo, a partire dagli antichi romani sino ai giorni nostri, ma in effetti non ci sarebbe davvero nulla di male a segnalare una persona competente che, con merito e per merito, possa assumere uno specifico incarico.
Dalle ricerche che ho effettuato sul destinatario vero della missiva non ho trovato riscontri che il nostro ingegnere sia stato poi effettivamente assunto dalle Ferrovie Secondarie Sicule. L’ho invece ritrovato molto più avanti, nell’immediato secondo dopoguerra, a ricoprire un incarico di grande responsabilità per la rinascita del nostro Paese.
Evidentemente, un “raccomandato” che forse non aveva bisogno di raccomandazioni.
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