Presso la frazione “Le Fraschette” di Alatri (Frosinone) era attivo un campo di internamento per civili.
A differenza dei campi per prigionieri di guerra vigilati dall’autorità militare, i campi di internamento per civili (un centinaio in tutta Italia) erano gestiti dalla Direzione Generale di Pubblica Sicurezza del governo fascista. L’internamento civile veniva eseguito nei confronti di cittadini stranieri che allo scoppio della guerra si trovavano sul suolo italiano o di cittadini residenti in zone straniere occupate dall’esercito italiano.
Entrato ufficialmente in funzione l’1 ottobre 1942 e controllato dall’81° Reggimento Fanteria, alle Fraschette arrivarono nel primo periodo cittadini anglo-maltesi residenti in Libia e civili provenienti dalla Venezia Giulia, Istria e Dalmazia. In un secondo momento, a seguito dello sbarco alleato in Sicilia, vennero qui spostati anche un centinaio di confinati politici della colonia di Ustica: in quel momento, il campo arrivò a contare circa 4.500 persone.
Dopo l’8 settembre la metà degli internati venne liberata ma al loro posto arrivarono gli sfollati della Campania e basso Lazio, zone in quel momento teatro di guerra. Gli internati rimasti vennero infine trasferiti i primi mesi del 1944 al campo di Fossoli: il 2 giugno, quando le truppe alleate entrarono ad Alatri, il campo era totalmente vuoto.
Terminata la guerra, il campo fu totalmente ricostruito per divenire un luogo di reclusione per “stranieri indesiderabili”: profughi in attesa di rimpatrio, criminali di guerra, clandestini, sabotatori, spie, ustascia. Nel primo anno di apertura del nuovo campo, nel 1947, erano “alloggiate” circa 1300 persone di una quarantina di nazionalità diverse. A cavallo degli anni ’50 alle Fraschette arrivarono anche i profughi dall’Istria e dalla Dalmazia e, infine, negli anni ’60 gli Italiani espulsi dalla Tunisia, Egitto e Libia, fino alla definitiva chiusura del campo nel 1976.
La corrispondenza da e per i campi di internamento, militare o civile, godeva di franchigia per il porto ordinario. Tale esenzione era stata stabilita già dall’art.36 della Convenzione di Ginevra del 1929, successivamente confermata anche nelle quattro Convenzioni del 12 agosto 1949. La convenzione, e quindi anche il godimento della franchigia postale, non sempre venne però applicata agli internati civili e in particolare nei casi in cui si ritenne il mittente un oppositore al governo. Per tale ragione, in partenza dal campo si riscontra corrispondenza a volte in franchigia e altre volte no (vedasi “Sfizio di Posta” del 10 aprile 2018).
La lettera che mostro oggi è stata scritta l’11 dicembre 1950 dall’internato tedesco Hans Sterrer, matricola 5028/12, e come è facile osservare ha viaggiato senza alcun francobollo applicato. La franchigia postale era data dall’utilizzo del bollo ovale sulla destra “UFFICIO POSTALE – Centro Raccolta Profughi Stranieri – Le Fraschette Alatri” e dal bollo lineare “Service des prisonniers civilis”. Che la lettera abbia effettivamente viaggiato per posta e non per altri canali è attestato dal bollo a doppio cerchio con lunette “ALATRI – FROSINONE”.
Purtroppo, la busta è priva di contenuto: non sapremo mai cosa Hans abbia scritto al Sig. J. Haufle.
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