In questo così difficile momento, in cui termini come Sars-Cov-2, Covid-19 e Coronavirus sono purtroppo così familiari, ancora una volta il popolo italiano dimostra un’umanità, una generosità, una fratellanza senza pari. E dico ‘ancora una volta’ perché, infatti, non è certo oggi che scopriamo quanto gli Italiani non siano solo pizza, spaghetti e mandolino.
Andiamo indietro nel tempo, di 115 anni. La notte tra il 7 e l’8 settembre 1905 un terremoto di magnitudo 7 scuote violentemente la Calabria centrale tirrenica, provocando la morte di 557 persone (e pensare che questo che fa pensare a una strage altro non è che un numero compatibile a quello dei decessi giornalieri per Coronavirus!). Gli effetti sulle abitazioni e sui manufatti portano al calcolo di un’intensità pari al X-XI grado della scala Mercalli. Un disastro.
E come per ogni disastro, c’è un ‘dopo’ in cui si pensa a ripartire, si pensa a ricostruire.
Il pezzo che presento oggi è un piego spedito il 17 settembre 1905 dal comune di Monteleone di Calabria, indirizzato al Sindaco del comune di Lucca dove vi arrivò il 19 settembre. Arrivato, letto, e protocollato lo stesso giorno.
Altro non è che una richiesta di aiuto che, probabilmente, venne inviata a molti Sindaci dell’epoca.
«L’orribile tremuoto del giorno 8 corrente ha gettato nella miseria e nello squallore la nostra Regione. […] A lenire in parte l’enormità della sventura, il Sindaco di Monteleone ha costituito un comitato […] Il comitato confida che la S. V. vorrà contribuire in questa nobile gara di solidarietà e fratellanza umana […] pregandola di dirigere l’offerta al Sindaco di Monteleone, Marchese Diego di Francia.»
Il Sindaco di Monteleone, Diego di Francia, intervistato dal giornalista Olindo Malagodi, rispose a muso duro, e questo gli costò il posto: il Ministero dell’Interno lo fece dimettere e gli fece subentrare Giuseppe De Francesco.
Cosa aveva detto di così tanto grave? Ecco qua:
– Giornalista: «Qual è, secondo lei, la situazione?»
– Sindaco: «Molto grave, molto dolorosa e pericolosa. E a chi risale la responsabilità, secondo lei? Al Comando Militare! E’ il Comando Militare che, accentrando tutto con una burocrazia inopportuna in questo momento, intralcia la nostra azione, ci lega le mani. Vuol saperne una? Il corpo medico aveva redatto una lista di malati gravi che avevano necessità di essere trasportati sotto buone baracche, e sotto buone tende e tolti dagli stracci in mezzo ai quali le loro sofferenze diventavano tanto più gravi. Ebbene il Comando Militare mandò un Tenente per verificare questa lista. Lei comprende che un tale atto di sfiducia verso onorevoli professionisti, che si sono guadagnati la gratitudine universale per il coraggio e l’abnegazione in questi giorni dolorosi, non può predisporre bene il paese. La sfiducia genera sfiducia.»
– Giornalista: «Ma le autorità locali, ma la gente del paese ha preparato qualche cosa, ha fatto qualcosa per questi soccorsi urgenti?»
– Sindaco: «Ma certo, abbiamo formato un Comitato composto dalla Giunta a cui sono stati aggregati cittadini onorevoli; abbiamo formato sotto comitati per la costruzione di baracche, per le cucine, per l’assistenza medica e così via. Noi non vogliamo metterci in contrasto, vogliamo semplicemente cooperare, e crediamo che la cooperazione nostra possa essere utilissima, anzi necessaria, perché noi conosciamo il paese, conosciamo la gente.»
Non vi sembra una situazione molto simile a quanto accade oggi nel momento in cui i Sindaci, ‘sentinelle del territorio’ (a detta di qualcuno), di fatto non possono emettere ordinanze, a tutela della popolazione che rappresentano, relativamente a questioni legate all’emergenza Coronavirus?
Corsi e ricorsi storici… Giambattista Vico docet (cit.).
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